mercoledì 15 giugno 2016

#‎seseiunuomofirma‬

Dopo i numerosi casi di femminicidio delle ultime settimane, Lucia e Alessia lanciano un appello a tutti gli uomini, perché si facciano sentire e agiscano concretamente contro la violenza sulle donne.
"Si tratta di mettere in pratica con un gesto concreto quella rivoluzione culturale di cui tanto si parla. E la rivoluzione, qui e oggi, la possono fare solo gli uomini per gli uomini".

La voce degli uomini
Tre donne uccise nelle ultime 48 ore. Una strage intollerabile. Cercare una soluzione è un dovere di ognuno di noi. Occorre però arrivare alla radice del problema: le leggi ci sono, manca quella che da più parti viene evocata: una rivoluzione culturale.
Crediamo che a questo punto sia necessario un cambio di passo per arrivare a centrare l’obiettivo.
Dobbiamo spostare la questione dalle donne agli uomini: la loro voce non si sente.
È a ognuno di loro che lanciamo un appello: costruire una rete di uomini contro la violenza sulle donne.
Perché, dunque, coloro che possono dare un contributo a veicolare i più efficaci messaggi sul femminicidio non si ritrovano in una realtà che concretamente si metta a disposizione?
Si tratta di mettere in pratica con un gesto concreto quella rivoluzione culturale di cui tanto si parla. E la rivoluzione, qui e oggi, la possono fare solo gli uomini per gli uomini, affrontando un percorso di liberazione simile a quello che ha portato le donne all’emancipazione.
Perché è vero: le leggi ci sono, il problema è educativo. Ma la voce delle donne da sola non basta. Accanto a loro devono devono esserci gli uomini.
Solo insieme possiamo vincere questa battaglia. Solo ascoltando le loro voci, le loro testimonianze, possiamo estirpare la violenza di genere dalle feroci cronache quotidiane.
Ecco perché chiediamo agli uomini di sottoscrivere questo appello. Lo chiediamo ai politici in modo trasversale per primi, che potrebbero farsi carico di iniziative sui territori, agli intellettuali e ai personaggi dello spettacolo affinché mettano a disposizione la loro notorietà per parlare ai più giovani. Lo chiediamo ai giornalisti, ai medici, agli studiosi, e soprattutto a coloro che hanno superato l’incubo di scoprire la violenza dentro di sé e sono riusciti ad affrontarla.
Vi chiediamo di esserci, di prendere posizione pubblicamente contro il femminicidio.
Vi chiediamo di scendere in campo in prima persona per aiutare chi è preda di una violenza cieca, per comprendere quali sono i meccanismi che l’hanno causata e per scoprire insieme come fronteggiarla.
Lo chiediamo agli uomini perché dove le leggi, che pure ci sono, non riescono ad arrivare, possono invece fare la differenza la cultura e l’informazione.
Con la voce degli uomini contro la violenza sulle donne.
Lucia Annibali, avvocato
Alessia Morani, vice capogruppo Pd alla Camera 

https://www.change.org/p/la-voce-degli-uomini-seseiunuomofirma


INTERESSANTE APPUNTO SULLA PETIZIONE
 
Sulla petizione rivolta "agli uomini" - che sa tanto di "se sei un vero uomo firma qui" - contro il "femminicidio". E' orribile. E se non firmi cosa sei? Vieni meno al sacro dovere del maschio/tutore? Ed è così che pretendete di cambiare la cultura sessista? Con un sottinteso "comportati da uomo" che riafferma lo stereotipo del patriarca a tutela della fragile fanciulla indifesa?

#seseiunuomofirma: quella orribile petizione contro il #femminicidio

abbattoimuri.wordpress.com

mercoledì 1 giugno 2016

2giugno2016 flash mob contro violenza machista

L'AMORE NON E' POSSESSO

2 giugno: occupiamoci della res publica ‪#‎nonrestiamoinsilenzio‬ Contro la violenza machista, ‪#‎facciamocisentire‬ per sdradicare un sistema culturale patriarcale https://m.facebook.com/events/278672372469897/

 


Dettagli del flash mob lanciato da Simona Sforza
Quante altre di noi dovranno perdere il sorriso e la vita? Cosa stiamo aspettando ancora? Chi colpisce una donna, colpisce tutte noi! FACCIAMOCI SENTIRE, MUOVIAMOCI ALL'UNISONO CONTRO QUESTO GENOCIDIO CHE COLPISCE LE DONNE! Il contrasto e la prevenzione della violenza di genere deve essere una priorità. Per Sara e per tutte le donne, perché la violenza tocca tutte noi direttamente, non dobbiamo pensare che sia qualcosa di lontano dalle nostre esistenze. La violenza non è un fatto privato, dobbiamo lottare contro l'indifferenza e la normalizzazione della violenza. La violenza ha varie forme, stiamo unite, con e fra le donne, lavoriamo insieme per riconoscere la violenza e per uscirne prima che si giunga a questo punto senza ritorno. La vita non può essere strappata via, perché questi individui si sentono padroni delle vite delle donne, come se fossero oggetti di loro proprietà, da controllare e da annientare nel caso non si comportino come desiderato. Questa è violenza machista, patriarcale, con radici culturali molto profonde che dobbiamo sradicare. Se non si comprende questo dato, non si riuscirà mai ad intervenire adeguatamente. Non si deve rimandare, non siamo più disposte ad aspettare. La vita delle donne è una priorità urgente! Le donne non devono essere lasciate sole. MAI! NON RESTIAMO IN SILENZIO!
UN FLASH MOB IN OGNI CITTA' IL 2 GIUGNO! FACCIAMO RUMORE, PER ROMPERE L'INDIFFERENZA, PER CHIEDERE ALLE DONNE CHE SIEDONO NELLE ISTITUZIONI DI METTERE QUESTO TEMA AL PRIMO POSTO DELL'AGENDA POLITICA NAZIONALE E LOCALE!

Scendiamo in piazza, portiamo tamburi, megafoni, pentole, striscioni, cartelloni autoprodotti. Organizziamo un flash mob in ogni città. Se non fosse possibile, esponiamo qualcosa di rosso alle finestre. Facciamoci sentire! Non importa quante siamo! 


dalle ore 10.00 alle 22.00 - lista in via di aggiornamento 
da controllare sulla pagina fb che ospita l'evento

- Milano: Piazza della Scala, ore 10.00. https://www.google.it/maps/place/Piazza+della+Scala,+20121+Milano/@45.4668534,9.1873859,17z/data=!3m1!4b1!4m5!3m4!1s0x4786c6adfb7803c5:0x63b661ab69cfd3fb!8m2!3d45.4668534!4d9.1895746
- Roma: davanti al ristorante la Tedesca in via della Magliana 1125. ore 10.00 https://www.facebook.com/events/291749221158379/?ti=cl
- Napoli: https://www.facebook.com/events/300108147043493/?ti=cl alle 11.00 in via Toledo, largo Berlinguer
- Livorno: davanti Prefettura ore 10.00 del 2 giugno. Confermate presenza sulla pagina di ONE BILLION RISING LIVORNO
- Pisa: ore 10.00 piazza XX settembre alle Logge dei Banchi
- Monza: https://www.facebook.com/events/136133836795802/?ti=cl
Ore 14.30 piazza san Paolo
- Arezzo: https://www.facebook.com/events/1719006528363617/?ti=cl
- Genova: Piazza De Ferrari ore 17.00
- Varese: piazza Podestà (Garibaldino) h. 17.00
- Isernia: https://www.facebook.com/events/515512138655573/?ti=cl
- Potenza: con il Telefono Donna, il 2 giugno alle 11.30 in Piazza Matteotti (Piazza Sedile) https://www.facebook.com/events/294883294183787/?ti=cl
- Benevento: ore 10.00 piazza Matteotti

 https://www.facebook.com/events/1597964133866424/?ti=cl
- Salerno: ore 11.00 spiaggia di Santa Teresa.
- Messina: a Piazza Duomo
- Castiglioncello: (LI) piazza della Vittoria (piazzetta di fronte al cancello del Castello Pasquini ore 10.00 con cartelli e qualcosa di rosso!
- Latina: ore 10. 30 in piazza del popolo
- Palermo: Piazza Politeama ore 10.00
- Cava dei Tirreni (SA) ore 10.00
- Bergamo: ore 10.00 Piazza Vittorio Veneto
- Castelfranco Veneto: ore 10.00 Piazza 24 maggio
- Torino: ore 17.30 Piazza Castello

 https://www.facebook.com/events/1718616991731002/?ti=cl
- Olbia: in località Santa Lucia, con il sostegno della sezione CGIL Gallura, Olbia Tempio, le attiviste del Centro Antiviolenza Prospettiva Donna aderiscono all'iniziativa nazionale di protesta organizzando un flash mob
alle ore 15.00
- La casa delle donne di Ravenna: organizza un flash mob in via Corrado Ricci dalle 10.00
- Verona in Piazza Bra ore 10.00
- Voghera: Campo sportivo Padri Barnabiti, ore 20,30 - Via Garibaldi
- Reggio Emilia: in Piazza Prampolini alle 10.00
- Salò: ore 10.00 Piazza della Vittoria
- Ancona: Piazza Roma ore 17.00
Portare qualche cosa di rosso anche un fiore.
- Firenze: ore 10.00 Piazza della Signoria
- Foggia: ore 10.00 presso associazione Donne in rete

https://m.facebook.com/780644668642091/photos/a.801911246515433.1073741828.780644668642091/1187489107957643/?type=3
- Modena: in Piazza Grande dalle h 17.00 Centro documentazione donna Donne Contro la Violenza
- Castellammare: ore 12.00 presso la cassa armonica
- Reggio Calabria: ore 17.30 Lungomare Falcomata' Largo Stazione Lido
- Camogli:

https://www.facebook.com/events/1059438364143197/?ti=cl
- Treviso: ore 11.00 Piazza Battistero


In mezzo alle grida indignate dei giustizialisti del giorno dopo, a me l'ultima cosa che interessa è sapere se verrà dato l'ergastolo all'uomo che ha ucciso Sara di Pietrantonio.
Molto più importante mi pare capire perché di uomini come quello in Italia ce ne siano migliaia e picchino, violentino o uccidano altrettante donne ogni anno.
Lo sappiamo che le cause sono culturali.
Lo sappiamo che Vincenzo Paduano non è un mostro, un folle, la vittima di un raptus, ma è il frutto di una cultura che costruisce e alimenta in tutti e in tutte noi l'idea che una donna sia una cosa ("sei mia/sono sua") o una funzione ("la moglie/
fidanzata/figlia/sorella/madre"), ma mai una persona dotata di autonomia.
Sappiamo anche che quella cultura si chiama sessismo ed è fatta di tanti ingredienti, il primo dei quali è non vedere il problema.
C'è un rifiuto da parte di molti ad accettare che il maschilismo esista e faccia ogni anno decine di morti. Negarlo però è un modo per continuare a pensare che quelle morti sono tutti raptus, tutti gesti inconsulti, tutte eccezioni, e non la norma di una mentalità che ci appartiene da secoli. Poi c'è la resistenza ai programmi scolastici di educazione contro gli stereotipi di genere: a dire cos'è un uomo, cos'è una donna, come è amore e come si dice addio si impara, ma in Europa i soli paesi che non lo insegnano sono l'Italia e la Grecia. Disastrosa è anche la leggenda che esista una "Famiglia Naturale" con ruoli maschili e femminili immutabili, e quindi guai a chi sottrae. Infine, ma non certo per importanza, c'è il vergognoso taglio dei fondi ai centri antiviolenza, gli unici luoghi dove le donne trovano consiglio e rifugio.
Poi c'è il linguaggio, visibile persino nel modo in cui è stata data dai giornali la notizia della morte di Sara di Pietrantonio, continuamente definita "fidanzata" o "ex fidanzata", cioè proprio la funzione relazionale a cui aveva voluto sottrarsi. Se è chiaro a tutti che la ragazza è morta perché non voleva più essere la fidanzata di Vincenzo Paduano, perché - maledetti giornalisti senza codice deontologico - continuate a definirla con il linguaggio della relazione da cui era uscita? Perché mettete la foto dell'assassino e della vittima insieme abbracciati? State realizzando il sogno dell'omicida: ricomporre nella morte la storia d'amore che non c'era più.
In coda (o a monte?) c'è anche il resto, quello che meno vogliamo vedere. Accanto alla notizia dell'omicidio di Sara, ieri su un quotidiano on line c'era un boxino con la foto di una concorrente di Miss Italia misurata a mano col metro da un compiaciuto uomo-giudice. Non credo esista una migliore metafora del fatto che l'esatta misura di come debba essere una donna in questo paese la vuol decidere sempre qualcun altro. Se permettiamo che il valore delle donne sia stabilito sul loro essere corpi, cose e funzioni, quel metro in mano ad altri potrà assumere tutte le forme che vuole.
Persino quella di una bottiglia d'alcool.

(No, non sto dicendo che il giudice di Miss Italia è un potenziale femminicida. Sto dicendo che alla base di ogni fenomeno sociale c'è un impianto simbolico dove tutto comincia. Fare finta di non vederlo lo conferma).

Enrico Galiano

Non comincia con una donna chiusa in una macchina bruciata.
Comincia con i ragazzi di dodici anni che usano senza problemi la parola “cagna” per descrivere una coetanea.
Comincia con culi ovunque, in tv, ad ogni ora, su ogni canale.
Comincia con donne che se sono fighe è un conto, se no per farsi notare devono come minimo trovare la cura per il cancro o partire per missioni spaziali.

Lo so, sono un uomo, dire queste cose è come minimo ambire al Nobel per la ruffianeria.
E infatti comincia anche qui: quando se è un uomo che parla così, lo fa solo perché vuole fare il ruffiano.

È che sinceramente non è il massimo, ogni volta che succede una cosa del genere, vedere quelle dita puntate: ecco, il mostro! Punizione esemplare! Come se il male fosse lì, tutto lì, solo lì.
Il mostro è qui, e comincia molto prima di quella macchina bruciata.
Comincia con uomini che se vedono una donna vedono un oggetto, punto.

Comincia con noi che ci siamo dimenticati, da troppo tempo, che cosa vuol dire, davvero, la parola donna.

Enrico Sitta
Ancora una giovane donna uccisa. Ancora un maschio che non ha saputo rassegnarsi, un rapporto morboso finito in tragedia. Sara Di Pietrantonio, 22 anni. Il suo ex Vincenzo Paduano di 27 l'ha inseguita, strangolata e bruciata ancora viva nel quartiere di Magliana a Roma. L'orrore puro, un delitto atroce. Ma uno degli aspetti più inquietanti di questa storia mostruosa è che Sara forse avrebbe potuto essere salvata. Durante l'aggressione ha cercato di fermare delle macchine, ha urlato in mezzo alla gente con il terrore di una preda braccata. Nessuno si è fermato, nessuno ha neanche pensato di chiamare la polizia. La nostra è la società dell'indifferenza, e questo forse è il delitto più grande.



Terry Soorya Coen

Tutte le morti violente mirate contro le donne sono il risultato di misoginia sociale. La maggior parte di questi casi è oggetto di procedimenti giudiziari, ma sappiamo che in almeno il 75 per cento dei casi segnalati 2012-2015, la vittima conosceva il suo assassino. L'educazione al rispetto per la vita comincia da piccoli e la società non fa ancora nulla per sdradicare questo schifo di cultura patriarcale, maschilista, malata... Lo Stato non deve permettere più neanche le pubblicità sessiste se vuole intervenire con efficacia. Non esiste soltanto il singolo mostro, c'è molto di più: è la società ad essere malata. Questo male si chiama misoginia culturale.

Abbatto i Muri

Sara di Pietrantonio sarebbe stata uccisa dall'ex fidanzato che "non avrebbe accettato la fine del loro amore". Questa è l'espressione usata da alcuni media, ripetendo parole pronunciate da conoscenti. Dicono che la tampinava, che lei fosse vittima di stalking e che per questo avesse cambiato alcune abitudini. Non usciva più come prima, non frequentava luoghi in cui si ritrovava con persone conosciute e se così è stato allora nessuna sorpresa dovrebbe esserci se questo tizio, che la tampinava e l'aveva costretta a cambiare abitudini, alla prima occasione l'ha costretta a fermarsi e le ha dato fuoco. Bruciato il corpo, l'auto carbonizzata, come se si fosse trattato d'altro che non il solito fetente modo di mostrare incapacità di accettare la volontà dell'altra. C'è un No e c'è un presunto tale che non ha accettato quel No. Succede con gli stupri, con la violenza di genere in ogni senso, succede anche in questo caso. Comunque sia, chiunque sia il colpevole, per favore: non parlate di amore. Non c'è amore se uno esige che l'altra rimanga per soddisfare il suo ego. Non si chiama amore. Non lo è.


Ettore Ferrini

Prendervela con tutti gli uomini del pianeta non risolverà il problema, anzi, lo aggraverà. Sì, stamani vi do una notizia sconvolgente, quindi sedetevi: il maschilismo non è un problema degli uomini, è un problema della nostra società ed è assolutamente trasversale. Quando una donna rivendica la propria superiorità genitoriale, "i figli sono roba della mamma", sta alimentando il maschilismo. Quando sceglie danza o moda per la figlia e calcio e arti marziali per il figlio sta aggiungendo un altro mattone agli stereotipi gender, le basi del maschilismo. Quando una ginecologa, si dichiara obiettrice di coscienza sta riducendo l'indipendenza di tutte le donne. Quando una donna in una lite dà della troia ad un'altra donna sta alimentando il maschilismo, quando dice "lo so io come ha fatto quella ad arrivare là", senza averne prova, sta perpetuando il ragionamento maschilista per cui l'unico merito che può avere una donna è concedersi all'uomo. Già, perché l'uomo è donnaiolo ma la donna non sarà mai uomaiola, e questo non entra in testa a nessuno, neanche alle donne. Le ho sentite io le mamme dare della "femminuccia" ai propri figli maschi, come fosse un'offesa. Le ho lette io le donne fare sagaci battutine su cagne e croccantini ad altre donne, in un cortocircuito di maschilismo tutto al femminile ove una si spoglia per compiacere il maschio e l'altra la offende per la stessa ragione. I mostri che uccidono le donne sono figli di una società misogina alla quale contribuiscono ogni giorno entrambi i sessi e non è certo continuando a sottolineare differenze che capiranno l'uguaglianza.

L'ITALIA S'É DESTA
Gentili Ministre
MariaElena Boschi,
Stefania Giannini,
Beatrice Lorenzin,
Marianna Madia,
Roberta Pinotti
vi scriviamo per comprendere un silenzio, il vostro, che ci appare ingiustificabil
e.
Ieri è stato commesso l'ennesimo femminicidio,ch
e ha avuto l'onore delle prime pagine: da anni oramai i femminicidi si susseguono raccontati in cronaca, mentre cronaca non sono.
Rappresentano un dramma culturale, sociale, educativo, legislativo.
La dimostrazione tangibile e dolorosa che il cambiamento epocale che sta coinvolgendo le donne e la società tutta, fatica a farsi accettare. Dopo millenni di patriarcato la resistenza alla piena autonomia delle donne è visibile; ma ci sono strumenti per educare al cambiamento, per far comprendere un'emancipazion
e dovuta; anche la violenza può essere evitata o almeno contenuta.
Alcune donne, spesso quelle apparentemente realizzate e che ricoprono posizioni di potere, paiono dimentiche del cammino in cui siamo coinvolte: una reale emancipazione per tutte le donne, nessuna esclusa.
DImenticarsi che il femminicidio ci riguarda tutte e tutti è segno di debolezza, comprensibile ma non condivisibile.
Ora vi chiediamo di ricordarvi del vostro ruolo, di prendere consapevolezza che in qualità di Donne di questo Governo rappresentate un modello per centinaia di migliaia di giovani che da voi possono essere ispirate.
Prendete dunque posizione, parlate, impegnatevi perché la violenza verso le donne diventi un tema primario del Governo a cui appartenete:non
è la presunta debolezza delle donne a renderci deboli, bensì la negazione costante e ostinata del problema.
E ricordatevi che è per volontà delle donne che siete state elette: è stato il movimento fortissimo e capillare di protesta di qualche anno fa che ha lanciato un segnale chiaro ai partiti: "dovete eleggere le donne altrimenti non avrete il voto delle donne".
Non è stato Berlusconi, o Bersani o Monti e nemmeno Renzi a scegliervi: sono state milioni di donne ad indicare alla politica cosa andava fatto, per non perdere consenso.
Non fateci ricredere, onorate il vostro ruolo. Fate il vostro dovere.

(per chi legge: girate questa lettera, se volete, alle vostre amministratrici di città, paese, regione. Facciamoci sentire. Forza)





Per l'8 giugno 2016 è stato lanciato da Shosh V. Dolan un altro Flash mob per ricordare Sara Di Pietrantonio e le altre vittime di femminicidio
Dettagli:
Iniziativa della prof.ssa Anna Piccirillo (IIS Marisa Bellisario). «L’ultimo giorno di scuola (nei licei, le medie, le elementari) sdraiamoci tutti e tutte a terra con un accendino in mano. Pensiamo a quello che può aver provato Sara Di Pietrantonio in quei minuti in cui ha chiesto aiuto, nei quali pre-sentiva la sua atroce fine, a 22 anni.
Facciamo diventare virale questo flashmob, chiamiamo in causa le nostre coscienze, non permettiamoci di tirarci indietro, di voltare lo sguardo come hanno fatto i tanti, troppi testimoni ciechi. Perché il cambiamento emotivo, culturale, sociale, parte da noi, dalle nostre scelte, dalle nostre teste».