lunedì 9 febbraio 2015

ONE BILLION RISING REVOLUTION

In 207 nazioni nel mondo e in più di 100 città italiane, il 14 febbraio 2015 si ballerà per dire basta alla violenza contro le donne e le bambine

Torna per il terzo anno consecutivo ONE BILLION RISING la campagna ideata da  Eve Ensler che ha spinto più di un miliardo di persone a danzare e manifestare contro le violenze subite dalle donne.

Le Nazioni Unite stimano che 1 donna su 3 sul pianeta sarà picchiata o stuprata nel corso della vita. Questo significa un miliardo di donne e bambine.

Per chiedere di porre fine a questa violenza, la scrittrice statunitense Eve Ensler, fondatrice del movimento V-Day e autrice de I monologhi della vagina, ha ideato la campagna One Billion Rising, dando vita, il 14 febbraio 2013, alla più grande manifestazione di massa nella storia dell’umanità: oltre 10.000 eventi in tutto il mondo, seguiti dai maggiori canali d'informazione (dal New York Times a The Guardian, dalla BBC ad HBO).

Dopo One Billion Rising (2013) e One Billion Rising for Justice (2014), l’appuntamento del 2015 è con ONE BILLION RISING REVOLUTION, il 14 febbraio, sempre nel giorno di San Valentino: non fiori e cioccolatini, quindi, ma un vero atto d'amore, gioioso, celebrato dalle donne e dagli uomini che le rispettano, con la volontà di manifestare insieme per chiedere un mondo in cui  le donne possano vivere al riparo dalla violenza e dall'abuso.

Nel mondo hanno aderito alla campagna 207 nazioni e in Italia saranno oltre 100 le città coinvolte: da Roma a Milano, da Genova a Bologna, da Lecce a Trieste, insieme a decine di realtà di provincia in tutto il Paese, da nord a sud, animate da una rete di associazioni e militanti che operano durante tutto l’anno sul territorio ma anche da scuole, università, istituzioni culturali. Tra le numerose associazioni nazionali aderenti alla campagna ricordiamo D.I.Re, Amnesty International, Fare Bene Onlus, Differenza Donna, Doppia Difesa Onlus, Arcilesbica, Arci Donna, Rete Se Non Ora Quando, CGIL Nazionale, Maschile Plurale.

A inaugurare la lunga serie di eventi italiani sarà l’Università La Sapienza di Roma, che con un giorno di anticipo, il 13 febbraio, aderisce all'iniziativa con flashmob, concerti, letture, esibizioni acrobatiche e performance a partire dalle ore 12.00 sul piazzale della Minerva, all'interno della città universitaria. Nella capitale si continuerà il giorno successivo con numerosi eventi nelle piazze più importanti: Piazza Farnese (ore 12.00), Colosseo, Arco di Costantino (ore 14.30), Piazza del Campidoglio (ore 15.00) e al Pantheon (ore 15.30).

DANZA E RIVOLUZIONE
Anche quest’anno al centro della manifestazione ci saranno la musica e la danza e le note dell' inno Break the Chain, per spezzare le catene della violenza e dimostrare che si può farlo con gioia, in maniera politica ma con il sorriso. La danza è una delle più potenti forze sulla terra e noi abbiamo solo iniziato a sfruttarne il potenziale. La danza è sfida. È gioiosa e rabbiosa. È contagiosa e libera, fuori dal controllo di Stati e corporazioni. Abbiamo appena iniziato a danzare. Quest’anno dobbiamo andare oltre. Dobbiamo andare fino in fondo e arrivare al cambiamento.
Dobbiamo creare la rivoluzione.

Per maggiori informazioni sugli eventi italiani e per aderire alla campagna
http://obritalia.livejournal.com/ 

mercoledì 4 febbraio 2015

Per le senzatetto le mestruazioni non sono solo un fastidio, ma un incubo

Non credo che qualcun altro prima d'ora ne abbia mai parlato, o comunque abbia mai portato alla luce questo aspetto della vita delle "senzatetto" e quindi, voglio ringraziare Maya Oppenheim per aver svolto questa indagine, per averne scritto un articolo, per aver esposto la realtà di questo evento naturale (pur se fastidioso, diciamocelo!) e per averci dato l'idea di come può trasformarsi in un incubo.

Non c'è donna che aspetti con trepidazione il ciclo mestruale. Anche dopo anni e anni di mestruazioni rimane sempre un'esperienza dolorosa e faticosa, che una volta al mese ti lascia priva di energie. Ma se sei una donna e vivi per strada, le mestruazioni non sono solo un fastidio—sono un vero incubo. Perché se non hai abbastanza soldi per il cibo o per un riparo è difficile che tu li abbia per comprarti gli assorbenti. E questo è ciò che ho scoperto indagando sulla situazione nel Regno Unito.

Oltre al taccheggio, le opzioni a disposizione per una donna senza fissa dimora sono veramente poche.
Spesso nei rifugi e i ricoveri vengono offerti assorbenti, ma che fare se questi posti sono al completo?
Dato che, a differenza dei preservativi, questi prodotti non vengono distribuiti nei centri di assistenza e che non è possibile farseli prescrivere da un medico, nel momento del bisogno per una donna ci sono ben poche possibilità.

Sono stata alla Bethany House, un centro di accoglienza per donne nel quartiere di Kings Cross, a Londra, per provare a farmi un'idea di come si arrangiano ogni mese le donne che non possono permettersi di comprare assorbenti.
Zoe, 21 anni, mi ha raccontato che si trova sempre con l'acqua alla gola.
"Quando vivevo per strada trovavo più facilmente cibo o spazzolini che assorbenti," mi ha detto. "E ovviamente mi vergognavo troppo per chiederli a uno sconosciuto."
"Mi ricordo che ogni tanto capitava che, mentre chiedevo l'elemosina vicino a Camden, passasse qualche mio vecchio compagno di scuola. In quei casi chiedevo a loro, ma ovviamente succedeva solo una volta ogni tanto," ha continuato. Alla fine, spesso era costretta al taccheggio (una cosa che non avrebbe mai voluto fare). 
"Di solito nascondevo le confezioni sotto la giacca o sotto il maglione," mi ha detto. Essere beccata a rubare in un negozio è mortificante, ma essere beccata a rubare degli assorbenti è "ancora peggio."

Zoe si è ritrovata senza fissa dimora dopo la fine di una relazione. "Vivevamo insieme ma avevamo entrambi problemi di droga e non c'era un buon rapporto" spiega.
"A un certo punto abbiamo anche pensato al matrimonio, ma le cose non hanno funzionato, così sono finita a vivere in un sacco di posti diversi".

Zoe è passata di posto in posto, e alla fine i posti dove andare sono finiti.
"A volte camminavo per tutta la notte, perché avevo troppa paura per dormire," mi ha detto.

A 20 anni si è trovata a vivere per strada per sei mesi. In quel periodo, le mestruazioni erano solo uno dei tanti problemi che la assillavano.
In quel periodo, Zoe era così sottopeso che il ciclo era spesso irregolare. Il che potrebbe sembrare positivo, ma in realtà vuol dire che non le arrivava "per molto tempo," e che quando arrivava succedeva "all'improvviso" ed era "molto doloroso." "Ero debole. Tremavo," mi ha raccontato. Ascoltando le sue parole, la sola idea di avere fitte lancinanti mentre cammini senza meta perché hai paura di fermarti in un posto mi fa sussultare. 

Perché non ha chiesto gli assorbenti a un rifugio per senzatetto? 
Perché non aveva idea che li distribuissero. In più, non si fidava dei rifugi.
"Mi dicevano, 'Vai lì, ti aiuteranno,' ma a volte è meglio non fidarsi," mi ha detto.
"Non è sempre così facile come si pensa. E non è detto che ti facciano entrare".
Per fortuna, alla fine Zoe ha trovato un rifugio disposto ad ospitarla e vive lì da sei mesi

Nel rifugio che ho visitato ho parlato con un'altra ragazza, Ava, di 25 anni. Anche lei ha dovuto fare i conti con il ciclo mentre viveva per strada. Spesso faceva affidamento sui bagni del McDonalds: "Arrotolavo un po' di carta igienica e la usavo come assorbente," mi ha detto. "Ci sono vari modi per risolvere la questione." 
Ava è finita per strada perché il suo ex marito l'ha cacciata dall'appartamento per il quale, di fatto, pagava lei l'affitto. Ha dormito per strada per quattro mesi.
"Non riesco a capire perché gli assorbenti non siano gratis. Se il governo ci offre disinfettanti e altri medicinali, perché non possono darci i soldi per comprare prodotti per l'igiene femminile?" E più ti fai questa domanda, da donna, più ti sembra assurdo che sia così. 

Forse i servizi per i senzatetto sono troppo concentrati sugli uomini per prendere in considerazione l'idea di fornire gli assorbenti.
In uno studio del St. Mungo's Hospital sulla condizione delle donne senza fissa dimora, si legge:
"Spesso i servizi di assistenza non riescono a soddisfare i bisogni primari delle donne. Aspettarsi che le donne si adeguino a servizi pensati per gli uomini non è abbastanza. Chi fornisce questi servizi deve prendere in considerazione i bisogni specifici delle donne".

La maggior parte dei rifugi per senzatetto offre assorbenti, ma le donne che ho incontrato non ne sembravano a conoscenza. Ma allora a cosa serve che li abbiano? Inoltre, chiedere una confezione di assorbenti può essere imbarazzante (è un prodotto intimo per un problema intimo). Ancor più imbarazzante se una ragazza deve chiederlo a un membro (maschio) del personale. 

Grace Wore, che lavora come assistente al centro di accoglienza per donne Women at the Well, mi ha detto che c'è un "fattore imbarazzo" che impedisce spesso di chiedere queste cose.
"Noi abbiamo a disposizione prodotti per l'igiene intima, ma dato che il centro è sempre molto affollato, spesso le donne si fanno problemi a chiedere. È una cosa molto personale, resa ancora peggiore dagli sbalzi ormonali e dal non sentirsi al meglio".
Per le donne che soffrono di sindrome premestruale — o della sua forma più accentuata, la PMDD il solo pensiero di dover fare i conti ogni mese con gli sconvolgimenti fisici e ormonali provocati dal ciclo è tremendo. 

Wore mi ha detto anche che spesso molte donne non chiedono per paura che i prodotti siano finiti, perché la loro presenza dipende dalle donazioni. Mi ha detto anche che non capita molto spesso che qualcuno doni ai centri di assistenza prodotti per l'igiene intima. Per questi prodotti, i centri di assistenza devono affidarsi ad aziende come FareShare, che ridistribuiscono i prodotti sanitari rimasti invenduti nei negozi. Ma se questi servizi non ricevono sufficienti donazioni, le donne sono costretti a comprarseli.
Per le donne senzatetto, che spesso non frequentano molto i centri d'accoglienza, i ricoveri o i servizi sociali, i prodotti sanitari sono difficili da ottenere. Non ci sono cassetti di assorbenti grigi o slip protettivi. Niente bottiglie d'acqua calda. Niente ibuprofone.

Le donne senza fissa dimora passano da una situazione di incertezza all'altra e nei loro spostamenti devono resistere alla debolezza e alle fitte. Non si sentono mai pulite. E, anche quando riescono a ottenere gli assorbenti, il non avere un bagno sempre a disposizione rende difficile cambiarli regolarmente — il che, potenzialmente, può portare a infezioni come la sindrome da shock tossico.
Vivendo per strada, accedere a questi prodotti diventa un problema, e la privacy un lontano ricordo. Lavarsi nei bagni pubblici, come mi ha raccontato un'altra donna della Bethany House, diventa la norma. Ma andare in bagno a cambiarsi è più difficile del previsto se si cerca un posto abbastanza affollato dove non dare nell'occhio. Inoltre, ora che la maggior parte dei bagni pubblici sono diventate strane astronavi grigie che costano una sterlina, non è una sorpresa se i bagni del McDonald's sono considerati sacri. 

Sembra incredibile che, anche se sono passati quasi 80 anni da quando il dott. Earle Hass ha brevettato il primo assorbente moderno, le donne che vivono ai margini della società siano costrette ad arrangiarsi con la carta igienica. 

Se l'igiene intima facesse parte dei servizi sanitari, questi prodotti sarebbero gratis e disponibili a tutti previa ricetta. Per ogni donna con il ciclo gli assorbenti sono essenziali.
Distribuiamo già gratis i preservativi, e per buone ragioni — sesso sicuro e prevenzione contro le malattie sessualmente trasmissibili — allora perché non possiamo fare lo stesso con tamponi e assorbenti? Specialmente dal momento che sono considerati prodotti per la "salute sessuale".

Le donne passano in media 3.000 giorni della loro vita con le mestruazioni. Per questo, avere il ciclo — e per estensione una vagina — può rivelarsi piuttosto costoso.
Con l'aumentare del numero di donne senza fissa dimora — a Londra un senzatetto su dieci è donna — è chiaro che non si fa abbastanza per fornire i prodotti igienici necessari per un bisogno biologico assolutamente inevitabile. Di tutte le battaglie che affrontano le donne senzatetto, quella contro il ciclo mestruale è sicuramente una delle più umilianti e debilitanti.

martedì 3 febbraio 2015

Diverse tipologie di violenza contro la donna

Scritto da Cotrina Madaghiele  
Venerdì 16 Gennaio 2015

VIOLENZA SESSUALE
Ogni forma di imposizione e di coinvolgimento in attività sessuali non desiderate anche all’interno della coppia.
Ad esempio: stuprare, costringere ad un rapporto sessuale, insultare, umiliare o brutalizzare durante un rapporto sessuale, prendere con la forza, mettere in ridicolo i comportamenti sessuali della donna, fare pressioni per l’utilizzo o la produzione di materiale pornografico, costringere a rapporti sessuali con o in presenza di altre persone, richiedere o imporre di atti sessuali per mantenere il posto di lavoro o progredire nella carriera, imporre un aborto, obbligare a portare a termine la gravidanza, imporre rapporti sessuali non protetti, vietare di far ricorso alla contraccezione, mutilare gli organi genitali, richiedere la “prova” di verginità, richiedere la sterilizzazione forzata, obbligare alla prostituzione, fare pressioni e ricatti per sottoporsi a rapporti sessuali non desiderati.


VIOLENZA FISICA
Tutti i maltrattamenti fisici esercitati su un’altra persona.
Ad esempio: spintonare, costringere nei movimenti, sovrastare fisicamente, rompere oggetti come forma di intimidazione, sputare contro, dare pizzicotti, mordere, tirare i capelli, gettare dalle scale, tirare pugni, tirare calci, picchiare, schiaffeggiare, bruciare con le sigarette, privare di cure mediche, privare del sonno, sequestrare, impedire di uscire o di fuggire, strangolare, pugnalare, uccidere, minacciare, immobilizzare, soffocare, usare armi da taglio o da fuoco.


VIOLENZA PSICOLOGICA
È ogni forma di abuso e mancanza di rispetto che lede l'identità della donna, che offende e mortifica la dignità di una donna, che ne mina la fiducia personale, che ne limita le potenzialità, che la isola e la esclude.Accompagna quasi sempre la violenza fisica ed in molti casi la precede.
Ad esempio: svalorizzare, trattare come un oggetto, attribuire eccessiva responsabilità, indurre senso di privazione, assumere un comportamento persecutorio, indurre una paura cronica, deridere, molestare verbalmente, insultare, isolare, dimostrare estrema gelosia, ossessività e controllo eccessivo, minacciare verbalmente di abuso, aggressione o tortura dirette alla donna e a familiari, figli e amici, minacciare di abbandono, divorzio, danneggiare e distruggere oggetti di proprietà della donna, fare ricatti materiali o morali, fare critiche avvilenti o continui confronti con altre donne o precedenti partner, controllare le azioni (controllo degli orari, delle spese, delle relazioni, delle scelte), le parole (correzione continua), ostacolare a perseguire propri obiettivi e desideri, imporre un determinato abbigliamento, mostrare indifferenza alle richieste affettive, rifiutarsi di svolgere lavoro domestico e/o educativo, obbligare/minacciare di far tornare al paese d’origine, minacciare il suicidio o autolesionismo da parte del partner, controllare il cellulare o il computer.


VIOLENZA ECONOMICA
Ogni forma di privazione e controllo che impedisca alla donna di essere economicamente indipendente.
Ad esempio: privare delle informazioni relative al conto corrente e alla situazione patrimoniale e reddituale del partner, non condividere le decisioni relative al bilancio familiare, costringere a fare debiti, tenere in una situazione di privazione economica continua, impedire di lavorare, sminuire il lavoro della donna, obbligarla a licenziarsi o a cambiare tipo di lavoro oppure a versare lo stipendio sul conto dell'uomo, occultare la situazione patrimoniale, non adempiere ai doveri di mantenimento stabiliti dalla legge, appropriarsi dei risparmi della donna e usarli a proprio vantaggio, controllare le spese personali della donna o spese famigliari.


VIOLENZA SUI LUOGHI DI LAVORO
Ogni forma di violenza morale o psichica (mobbing) e ogni comportamento che danneggia l’integrità psico-fisica della donna nel rapporto e nel luogo di lavoro.
Ad esempio: ricattare sessualmente per l’assunzione, per l’avanzamento di carriera, per il rinnovo del permesso di soggiorno, fare un ricatto occupazionale legato alla gravidanza (dimissioni in bianco), obbligare al lavoro forzato, avere comportamenti inopportuni per motivi sessuali come il contatto fisico e le avances, le osservazioni a sfondo sessuale, l’esibizione di pornografia e richieste sessuali, sia a parole che a fatti.


STALKING
Con il termine stalking si è soliti indicare una serie di atteggiamenti/comportamenti (c.d. atti persecutori) tenuti da un soggetto nei confronti di un altro soggetto/vittima, mediante persecuzione e al fine di ingenerare nello stesso paura ed ansia, compromettendo, in tal modo, il normale svolgimento della vita quotidiana.Tali comportamenti persecutori ed ossessivi verso la donna, sono volti ad assillarla, controllarla, spaventarla, farla desistere circa le proprie decisioni, rendere pubblici aspetti della sua vita privata, denigrarla o diffondere falsità sul suo conto sulla rete.
Ad esempio: fare telefonate e inviare lettere anonime, sms ed e-mail molesti ed ossessivi, inviare regali non desiderati, pedinare, appostarsi sotto casa o al lavoro o a scuola, violare il domicilio, violare la casella di posta e di account di social network, fare scenate nei luoghi di lavoro, minacciare di violenza la donna o persone a lei care, aggredire, creare pagine web con messaggi intimidatori o pubblicità erotiche col nome della vittima, pubblicare online di foto della vittima scattate di nascosto.


VIOLENZA ASSISTITA INTRAFAMILIARE
Ogni atto di violenza agito su un membro della famiglia (nella maggior parte dei casi si tratta della madre che subisce violenza dal proprio marito/compagno) a cui un minore assiste direttamente o indirettamente. Gli effetti psicologici della violenza assistita possono essere molto gravi per i minori spesso costretti a mantenere il segreto su ciò che succede in famiglia. Spesso manifestano gli stessi disturbi che affliggono la madre maltrattata: disturbi del sonno, dolori cronici, ansia, perdita della fiducia in sé e negli altri.


MUTILAZIONI GENITALI
La mutilazione genitale femminile (MGF) comprende tutte le procedure che includono la rimozione parziale o totale dei genitali femminili esterni o altre lesioni per ragioni culturali o altre ragioni non terapeutiche.


TRATTA
Si definisce tratta il fenomeno della prostituzione forzata e della tratta di esseri umani a scopo di sfruttamento sessuale e/o lavorativo.


VIOLENZA DETERMINATA DAL DIVERSO ORIENTAMENTO SESSUALE
La discriminazione basata sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere si riferisce all’insieme di stereotipi, rappresentazioni, pregiudizi emotivi e comportamenti orientati a determinare processi di esclusione, condanna, stigmatizzazione, allontanamento, negazione, violenza nei confronti di ciò che non è inquadrabile nei modelli dominanti di orientamento sessuale e di identità di genere.


Cotrina Madaghiele, Presidente Associazione Genere Femminile

Mutilazioni genitali femminili: aumentiamo la consapevolezza

Scritto da Madaghiele Cotrina

6 febbraio: Giornata Mondiale indetta dall’ONU per l'eliminazione delle mutilazioni genitali femminili (Mgf).

Nonostante continui sforzi per indurre l'abbandono delle pratiche della mutilazione dei genitali, nonostante sempre più comunità abbiano abbandonato l’uso di queste pratiche, incombe ancora questa orribile minaccia per milioni di bambine e ragazze in tutto il mondo.
L'infibulazione e le altre pratiche che minano la salute fisica e psicologica delle giovanissime sono ancora molto diffuse.
Le stime parlano di più di 125 milioni di ragazze e donne mutilate in quasi 30 Paesi in Africa e in Medio Oriente.
Ma si registrano casi di Mgf anche in Europa, Australia, Canada e Stati Uniti. Si tratta di avvenimenti che si compiono nella più totale illegalità e, per questo motivo sono difficile da censire statisticamente.

L'Associazione Genere Femminile è dalla parte di chi sostiene che tutti insieme dobbiamo e possiamo fare molto. Insieme, governi e società civile, possiamo eliminare questo fenomeno e aiutare ragazze e donne ad avere una vita più sana e completa.
Non è facile confrontare indagini ma, dai dati e analisi sul tema a disposizione, si evince che le ragazze più giovani tendono a sottrarsi alla pratica con maggiore efficacia rispetto a quanto riuscissero a fare le loro coetanee negli anni precedenti.
Molti programmi di organizzazioni internazionali basati sul rispetto dei diritti umani e con un approccio sensibile alle diverse culture, stanno contribuendo a porre fine alla pratica.

Il cambiamento può avvenire se ci si rivolge direttamente alla comunità, ai leader religiosi, alle donne, in particolare le più anziane, per far loro conoscere gli effetti nocivi delle Mgf.
Importante è stato l'impegno dell'Italia e del resto del mondo da un punto di vista legislativo.
Occorre consolidare e intensificare l’impegno politico globale, sostenere altre azioni nazionali e pianificare strategie specifiche per costruire un più ampio movimento di opinione che contribuisca a condannare senza mezzi termini le Mgf perché tanti ostacoli devono ancora essere superati.

"Teniamo presente che le Mgf sono pratiche dannose, umilianti, dolorose, con effetti nocivi sulla salute riproduttiva e sessuale delle donne, ma sono anche una grave violazione dei diritti umani fondamentali delle donne".
Ecco perché la chiave per rompere il ciclo di violenze e promuovere i diritti umani è di rendere le donne e le ragazze più consapevoli dei propri diritti anche riguardo alla loro salute sessuale e riproduttiva.


Contatti:
Madaghiele Cotrina
Associazione Genere Femminile

(Roma) Italia
Cell. 347 9091265
Email: info@generefemminile.it
generefemminile@tiscali.it

Mutilazioni genitali femminili: una violazione dei diritti della donna

COMUNICATO STAMPA
Scritto da Cotrina Madaghiele  
Lunedì 02 Febbraio 2015

06 febbraio 2015: Giornata Mondiale indetta dall’ONU per l'eliminazione delle mutilazioni genitali femminili (MGF).

Superano i 100 milioni, secondo la stima dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, le bambine, ragazze e donne nel mondo che hanno subito una mutilazione genitale, ossia una rimozione parziale o totale dei genitali femminili esterni o altre modificazioni indotte agli organi genitali femminili, effettuate per ragioni culturali o altre ragioni non terapeutiche.
L'Africa resta il continente in cui il fenomeno è più diffuso, ma la pratica è estesa anche in Medio Oriente, in alcuni Paesi asiatici e in alcune regioni dell'India.
L’aumento dei flussi migratori verso il mondo occidentale ha reso visibile anche nei Paesi Europei il fenomeno delle MGF.
Le MGF vengono praticate principalmente su bambine tra i 4 e i 14 anni.
Tuttavia, l’età può essere ancora più bassa: in alcuni Paesi vengono operate bambine con meno di un anno di vita, o persino neonate di pochi giorni.

Il tipo di intervento mutilatorio varia a seconda del gruppo etnico di appartenenza: il 90% delle mutilazioni genitali femminili praticate è di tipo escissorio, vale a dire avvengono con taglio e/o rimozione di parti dell'apparato genitale della donna, mentre un decimo dei casi si riferisce all'azione specifica della infibulazione che ha come scopo il restringimento dell'orifizio vaginale e può, a sua volta, essere associata anche a un'escissione.

"Diverse sono le motivazioni per cui vengono effettuate e variano a seconda della comunità etnica di appartenenza - osserva Cotrina Madaghiele, presidente dell'Associazione Genere Femminile, - ma la criminale pratica delle mutilazioni genitali ha gravissime conseguenze fisiche, psicologiche e sessuali su chi le subisce. È una vera e propria violazione dei diritti umani e della donna".

Le mutilazioni sono umilianti, traumatiche, estremamente dolorose, rischiose per la vita stessa.

L'Associazione Genere Femminile è molto attenta al fenomeno e ritiene che le armi a disposizione, oltre all'impegno da un punto di vista legislativo, sono il dialogo e l'informazione al fine di aumentare la consapevolezza sulle conseguenze negative delle MGF.
Occorre consolidare e intensificare l’impegno politico e civile globale per costruire un più ampio movimento di opinione che contribuisca a condannare senza mezzi termini le MGF, e rendere le donne e le ragazze più consapevoli dei propri diritti anche riguardo alla loro salute sessuale e riproduttiva.


Contatti:
Madaghiele Cotrina
Associazione Genere Femminile
Cell. 347 9091265 - Email: info@generefemminile.it