mercoledì 12 agosto 2015

Caccia alle streghe in India, polizia cerca presunta sobillatrice

Sembra impossibile che possa accadere ancora oggi, eppure leggendo anche altre fonti, mi pare di aver capito che la stregoneria in India (come in Africa) è presa ancora in considerazione (quindi immagino che non sia un episodio isolato questo degli ultimi giorni), e dunque è solo per tale credenza che ha preso piede l'accusa di stregoneria della sobillatrice (ora ricercata) nei confronti delle 5 donne uccise dalla folla.

Comunque, tra le tante fonti che riportano la notizia in questione, ho scelto questa:

Roma, 9 ago. (askanews) - La polizia indiana ha iniziato una caccia per catturare una donna descritta come "guaritrice del villaggio" che è sospettata di aver incitato la caccia alle streghe nella quale cinque donne sono state picchiate a morte.
La donna, secondo quanto ha riferito la polizia, avrebbe acceso gli animi della folla accusando le cinque donne delle recenti morti nel villaggio di Kanjia, nello stato Jharjhand, 30 km alla capitale dello stato di Ranchi. 

"E' la guaritrice del villaggio e ora si sta nascondendo. E' stata lei a dire ai residenti che quelle cinque usavano la magia nera e avevano causato la morte dei bambini", ha detto il vicecapo della polizia di Ranchi Arun Kumar Shing. "Lei - ha continuato - ha prodotto tutto questo. Noi la stiamo cercando e l'arresteremo per omicidio". Kumar ha inoltre comunicato che altre tre persone sono state fermate nella notte, portando a 27 gli arresti per la vicenda. 

Le cinque donne, venerdì, sono state trascinate all'aperto dalle loro case per i capelli, sono state picchiate con bastoni, torturate con coltelli e lapidate attorno alla mezzanotte di venerdì. La folla inferocita le accusava di aver portato malattie e sfortuna al villaggio con opere di stregoneria. 

La polizia afferma che la guaritrice ha fatto un lavaggio del cervello ai residenti sulle donne, sostenendo che queste "usavano formule magiche". A far precipitare le cose è stata la morte di un ragazzo di 17 anni malato, la scorsa settimana. 

articoli correlati:

"Circa 2.100 persone, in maggioranza donne, secondo le statistiche ufficiali, sono state uccise in India tra il 2000 e il 2012 perché accusate di praticare la stregoneria"
http://www.interris.it/2015/08/09/68927/cronache/mondo/india-e-caccia-alle-streghe-la-folla-uccide-cinque-donne.html


"Nelle aree più povere dell'India resta diffusa la superstizione."

http://stadio24.com/2015/2208/india-caccia-alle-streghe-in-un-villaggio-cinque-donne/

"Secondo l’agenzia di stampa Ians, sarebbero 750 le donne uccise perché considerate ‘streghe’ in India. Le vittime di solito sono donne nubili o vedove, spesso prese di mira per il loro denaro o i terreni posseduti."
http://gialli.it/tag/caccia-alle-streghe

martedì 11 agosto 2015

Prostituzione, Hollywood contro Amnesty. Anche le dive sbagliano

Prostituzione, Hollywood contro Amnesty. Anche le dive sbagliano

a. Maryl Streep
Alla decisione di Amnesty International di presentare e votare un documento in cui si chiede la depenalizzazione della prostituzione, hanno risposto un gruppo di attrici dicendo: no. Non si fa.
Si tratta di una contesa storica all’interno del movimento delle donne e dei diritti umani.
Da una parte una minoranza che si schiera a favore delle lavoratrici del sesso, chiedendo che vengano loro riconosciuti pari diritti; dall’altra c’è chi non considera la prostituzione come un lavoro che va garantito ma come una violenza in sé che va combattuta.
E’ per questa ragione che il documento di Amnesty ha assunto un ruolo fondamentale all’interno del dibattito mondiale. 

Cosa dice questo documento che verrà votato nei prossimi giorni a Dublino, nell’ambito dell’incontro dell’associazione che si svolge ogni due anni per stabilire le linee programmatiche?
Dice una cosa molto chiara e netta: la discriminazione contro le prostitute e quindi la violenza non si combattono tenendole nell’ombra, ma aiutandole a uscire dall’illegalità là dove sono più facilmente sfruttate e sottoposte ad angherie.

La motivazione di Amnesty è importante anche perché non si fonda su assunti ideologici ma sulla verifica della realtà. Non è quindi in gioco una contesa filosofica sui diritti delle donne, ma un concreto tentativo di dare una mano in termini di diritti a chi oggi non ne ha e per questo paga un prezzo altissimo.
Dall’altra c’è quasi tutto il movimento femminista, con alcune eccezioni. In Italia per esempio abbiamo la combattiva blogger Eretica, tra le prime a segnalare nel nostro Paese il documento di Amnesty, collaboratrice anche del nostro giornale e del Fatto quotidiano, sostenitrice del punto di vista delle sex worker. Ma le femministe che si battono per la soppressione della prostituzione (da qui la definizione di “abolizioniste”) sono di più e questa volta si trovano in compagnia di alleate di grosso calibro: appunto le dive di Hollywood.

Le attrici:
 Meryl Streep,
 Carey Mulligan Kate Winslet,
 Anne Hathaway,
 Angela Bassett,
 Lena Dunham,
 Emily Blunt,
 Emma Thompson,
 Debra Winger,
l’attore:
 Kevin Kline,
 il regista:
 Jonathan Demme,
e le femministe:
 Gloria Steinem ed Eve Ensler

 hanno firmato una lettera aperta della Coalition Against Trafficking in Women (Coalizione contro la tratta delle donne) in cui si chiede di non votare il documento dell’associazione internazionale.

Lo scontro è frontale e oggi diventa dirimente. La discussione sui diritti delle prostitute interessa sempre più Paesi e, nonostante le battaglie delle sex worker, la loro voce si fa sentire sempre più flebilmente, silenziata dal rumore di fondo dei proibizionisti. Ma oggi c’è un nuovo documento, c’è Amnesty che dice una cosa fondamentale e che non attiene al giudizio morale.
Il problema non è la visione di un singolo o di un gruppo organizzato sul lavoro sessuale. La posta è un’altra. E riguarda i diritti di chi lavora in questo settore.
Amnesty dice – in qualche modo – che discriminarle, negando loro i diritti, ci rende complici di violenza.
Come, la paladina dei diritti delle donne Meryl Streep, si schiera contro altre donne?
Di fatto è così, anche se sicuramente pensa di farlo a fin di bene.

Ora tutta l’attenzione si sposta su Dublino, dove speriamo che la lettera delle dive non faccia cambiare idea e si approvi quello che sarebbe un documento storico.

sabato 8 agosto 2015

Sono una prostituta e le abolizioniste ci vogliono in galera, Amnesty invece no!

fonte: abbattoimuri

Posto anche qui poiché concordo al 100%

Sono una prostituta che ha scelto liberamente il proprio lavoro. Sono una di quelle donne alle quali le abolizioniste non danno voce perché ascoltano solo se stesse e trattano malissimo chi non concorda con le loro idee. Ho cercato di inserirmi in qualche discussione su facebook, senza dichiarare il mestiere che faccio, e mi hanno aggredita, più d’una, trattandomi da idiota, pazza e nemica delle donne. Ringrazio Eretica per lo spazio che dà alle nostre storie perché è l’unica che fa emergere il nostro punto di vista.

Non mi ha costretta nessuno, non sono sfruttata da nessuno, a meno che non volete chiamare sfruttatore il mio bambino di 10 anni che mantengo con i soldi che guadagno.
Non incontro pazzi, violentatori e violenti perché scelgo i miei clienti e il fatto che in Italia, tutto sommato, fare la prostituta è legale, mi agevola. Ma la legge Merlin dovrebbe cambiare per permettermi di esercitare la prostituzione assieme ad altre colleghe, senza rischiare denunce per favoreggiamento o sfruttamento. Riconosco però che sarebbe anche peggio se qui passasse la criminalizzazione per i clienti e anche per le prostitute.

Quando le abolizioniste parlano con toni isterici della proposta di Amnesty dimostrano di non averla neanche letta
Amnesty propone di decriminalizzare la prostituzione, cioè propone che le prostitute non finiscano in galera. La proposta di Amnesty non ipotizza soluzioni per i singoli stati, che sono liberi di organizzare come vogliono il lavoro sessuale. Quello che fa è proporre che le prostitute non siano sanzionabili, punibili. 
Mi chiedo perché le abolizioniste, che dicono di avere a cuore il bene delle prostitute, non siano felici di questa proposta. Dovrebbero esserlo, partendo dal presupposto che le prostitute dovrebbero potere godere di diritti che sono violati e negati.

Sono le prostitute che chiedono la decriminalizzazione, perché non potranno denunciare uno stupro se temono di essere arrestate o espulse. Il problema è maggiore per le prostitute straniere. Le abolizioniste, con le loro posizioni puttanofobe, quindi collaborano con stati che applicano leggi razziste e che prendono a pretesto le prostitute per fare rastrellamenti e deportazioni di donne straniere, spesso anche vittime di tratta.

Allora di cosa stanno parlando le abolizioniste?
Attribuiscono ad Amnesty la volontà di regolarizzare il lavoro e c’è una differenza enorme tra decriminalizzazione e regolarizzazione. 
Perché fanno finta di non saperlo?
E se ascoltassero fino in fondo le prostitute, i prostituti, saprebbero che la regolarizzazione, che può essere decisa o meno dagli stati, è il mezzo migliore per combattere la tratta, per sottrarre alla criminalità organizzata la gestione di un business che potrebbe essere gestito dalle prostitute stesse, con proprie regole e propri guadagni.
Che male c’è ad aspettarsi la stessa considerazione di ogni altro lavoratore al mondo? 
Perché i sindacati delle prostitute non hanno diritto di parola? 
Perché io devo vedere negata la mia rivendicazione da donne che non sanno neppure di cosa stanno parlando? 

Io voglio fare questo lavoro, continuerò a farlo. Se fosse possibile lavorare con altre sarebbe meraviglioso e se potessi pagare i contributi e avere una pensione sarebbe ancora meglio.
Perché le abolizioniste non mi concedono il diritto di chiedere quello che spetta a tutti i lavoratori del mondo?

Quelle della pagina facebook in cui sono stata aggredita non sanno che significa doversi mantenere. Sono figlie di famiglie che le mantengono o sono ricche per conto proprio. Non sanno che problemi vive una donna che non vuole dipendere da nessuno e non sanno quali problemi vive una donna straniera. Sono cieche e sorde a ogni richiesta e non pensano neppure che quelle come me siano persone. In realtà lo siamo, io sono una persona e vorrei sapere da loro solo una cosa: chi vi dà il diritto di parlare in mio nome?

Ps: questa è una storia vera. Grazie a chi l’ha raccontata.

domenica 2 agosto 2015

Prima la scuola, poi il matrimonio

Annullati oltre 300 matrimoni tra minori in Malawi

E’ recente la notizia che il Parlamento del Malawi ha varato finalmente una legge che vieta i matrimoni tra minori, innalzando l’età minima a 18 dall’attuale minimo consentito di 16.
 
Come ha affermato la deputata Jessie Kabwila:
«È necessario sostenere le donne le quali non possono affermarsi se non possono accedere all’istruzione»
Una legge attesa da tempo per un paese che figura al nono posto mondiale tra i paesi in cui questa pratica è più diffusa, secondo Faith Phiri, direttrice del gruppo diritti ragazze Empowerment Network delle donne (GENET).
Dati che sono confermati anche dal rapporto di Human Rights Watch,  in cui emerge come la metà delle ragazze del Malawi si sposano entro o prima dei 18 anni, e che spesso l’età può scendere anche a 10.

Giovane agricoltrice e la sua bambina, Malawi (CC) - Swathi Sridharan
Giovane agricoltrice e la sua bambina, Malawi
(CC) – Swathi Sridharan

Prima la scuola, poi il matrimonio

Fortunatamente gli effetti di questa legge si sono manifestati subito, il buon esempio è stato dato da Inkosi Kachindamoto, capo di un villaggio di Dedza il quale ha subito voluto dare un segnale forte, annullando oltre 300 matrimoni. Come ha dichiarato al Nyasa Times (leggi qui l’articolo completo):
“Ho annullato 330 matrimoni dei quelli 175 erano di spose-bambine e 155 di ragazzi-padri. Volevo che andassero a scuola e questo ha funzionato. Non voglio matrimoni in età giovanile, devono andare a scuola, nessun bambino dovrebbe essere trovato a bighellonare a casa o a svolgere lavori domestici durante le ore scolastiche.

FONTE ritalevimontalcini.org