L'AMORE NON E' POSSESSO
2 giugno: occupiamoci della res publica #nonrestiamoinsilenzio Contro la violenza machista, #facciamocisentire per sdradicare un sistema culturale patriarcale https://m.facebook.com/events/278672372469897/
Quante
altre di noi dovranno perdere il sorriso e la vita? Cosa stiamo
aspettando ancora? Chi colpisce una donna, colpisce tutte noi!
FACCIAMOCI SENTIRE, MUOVIAMOCI ALL'UNISONO CONTRO QUESTO GENOCIDIO CHE
COLPISCE LE DONNE! Il contrasto e la prevenzione della violenza di
genere deve essere una priorità. Per Sara e per tutte le donne, perché
la violenza tocca tutte noi direttamente, non dobbiamo pensare che sia
qualcosa di lontano dalle nostre esistenze. La violenza non è un fatto
privato, dobbiamo lottare contro l'indifferenza e la normalizzazione
della violenza. La violenza ha varie forme, stiamo unite, con e fra le
donne, lavoriamo insieme per riconoscere la violenza e per uscirne prima
che si giunga a questo punto senza ritorno. La vita non può essere
strappata via, perché questi individui si sentono padroni delle vite
delle donne, come se fossero oggetti di loro proprietà, da controllare e
da annientare nel caso non si comportino come desiderato. Questa è
violenza machista, patriarcale, con radici culturali molto profonde che
dobbiamo sradicare. Se non si comprende questo dato, non si riuscirà mai
ad intervenire adeguatamente. Non si deve rimandare, non siamo più
disposte ad aspettare. La vita delle donne è una priorità urgente! Le
donne non devono essere lasciate sole. MAI! NON RESTIAMO IN SILENZIO!
UN FLASH MOB IN OGNI CITTA' IL 2 GIUGNO! FACCIAMO RUMORE, PER ROMPERE
L'INDIFFERENZA, PER CHIEDERE ALLE DONNE CHE SIEDONO NELLE ISTITUZIONI DI
METTERE QUESTO TEMA AL PRIMO POSTO DELL'AGENDA POLITICA NAZIONALE E
LOCALE!
Scendiamo in piazza, portiamo tamburi, megafoni,
pentole, striscioni, cartelloni autoprodotti. Organizziamo un flash mob
in ogni città. Se non fosse possibile, esponiamo qualcosa di rosso alle
finestre. Facciamoci sentire! Non importa quante siamo!
dalle ore 10.00 alle 22.00 - lista in via di aggiornamento
- Milano: Piazza della Scala, ore 10.00. https://www.google.it/maps/place/Piazza+della+Scala,+20121+Milano/@45.4668534,9.1873859,17z/data=!3m1!4b1!4m5!3m4!1s0x4786c6adfb7803c5:0x63b661ab69cfd3fb!8m2!3d45.4668534!4d9.1895746
- Roma: davanti al ristorante la Tedesca in via della Magliana 1125. ore 10.00 https://www.facebook.com/events/291749221158379/?ti=cl
- Napoli: https://www.facebook.com/events/300108147043493/?ti=cl alle 11.00 in via Toledo, largo Berlinguer
- Livorno: davanti Prefettura ore 10.00 del 2 giugno. Confermate presenza sulla pagina di ONE BILLION RISING LIVORNO
- Pisa: ore 10.00 piazza XX settembre alle Logge dei Banchi
- Monza: https://www.facebook.com/events/136133836795802/?ti=cl
Ore 14.30 piazza san Paolo
- Arezzo: https://www.facebook.com/events/1719006528363617/?ti=cl
- Genova: Piazza De Ferrari ore 17.00
- Varese: piazza Podestà (Garibaldino) h. 17.00
- Isernia: https://www.facebook.com/events/515512138655573/?ti=cl
- Potenza: con il Telefono Donna, il 2 giugno alle 11.30 in Piazza Matteotti (Piazza Sedile) https://www.facebook.com/events/294883294183787/?ti=cl
- Benevento: ore 10.00 piazza Matteotti
https://www.facebook.com/events/1597964133866424/?ti=cl
- Salerno: ore 11.00 spiaggia di Santa Teresa.
- Messina: a Piazza Duomo
- Castiglioncello: (LI) piazza della Vittoria (piazzetta di fronte al
cancello del Castello Pasquini ore 10.00 con cartelli e qualcosa di
rosso!
- Latina: ore 10. 30 in piazza del popolo
- Palermo: Piazza Politeama ore 10.00
- Cava dei Tirreni (SA) ore 10.00
- Bergamo: ore 10.00 Piazza Vittorio Veneto
- Castelfranco Veneto: ore 10.00 Piazza 24 maggio
- Torino: ore 17.30 Piazza Castello
https://www.facebook.com/events/1718616991731002/?ti=cl
- Olbia: in località Santa Lucia, con il sostegno della sezione CGIL
Gallura, Olbia Tempio, le attiviste del Centro Antiviolenza Prospettiva
Donna aderiscono all'iniziativa nazionale di protesta organizzando un
flash mob
alle ore 15.00
- La casa delle donne di Ravenna: organizza un flash mob in via Corrado Ricci dalle 10.00
- Verona in Piazza Bra ore 10.00
- Voghera: Campo sportivo Padri Barnabiti, ore 20,30 - Via Garibaldi
- Reggio Emilia: in Piazza Prampolini alle 10.00
- Salò: ore 10.00 Piazza della Vittoria
- Ancona: Piazza Roma ore 17.00
In
mezzo alle grida indignate dei giustizialisti del giorno dopo, a me
l'ultima cosa che interessa è sapere se verrà dato l'ergastolo all'uomo
che ha ucciso Sara di Pietrantonio.
Molto più importante mi pare
capire perché di uomini come quello in Italia ce ne siano migliaia e
picchino, violentino o uccidano altrettante donne ogni anno.
Lo sappiamo che le cause sono culturali.
Lo sappiamo che Vincenzo Paduano non è un mostro, un folle, la vittima
di un raptus, ma è il frutto di una cultura che costruisce e alimenta in
tutti e in tutte noi l'idea che una donna sia una cosa ("sei mia/sono
sua") o una funzione ("la moglie/fidanzata/figlia/sorella/madre"), ma mai una persona dotata di autonomia.
Sappiamo anche che quella cultura si chiama sessismo ed è fatta di
tanti ingredienti, il primo dei quali è non vedere il problema.
C'è
un rifiuto da parte di molti ad accettare che il maschilismo esista e
faccia ogni anno decine di morti. Negarlo però è un modo per continuare a
pensare che quelle morti sono tutti raptus, tutti gesti inconsulti,
tutte eccezioni, e non la norma di una mentalità che ci appartiene da
secoli. Poi c'è la resistenza ai programmi scolastici di educazione
contro gli stereotipi di genere: a dire cos'è un uomo, cos'è una donna,
come è amore e come si dice addio si impara, ma in Europa i soli paesi
che non lo insegnano sono l'Italia e la Grecia. Disastrosa è anche la
leggenda che esista una "Famiglia Naturale" con ruoli maschili e
femminili immutabili, e quindi guai a chi sottrae. Infine, ma non certo
per importanza, c'è il vergognoso taglio dei fondi ai centri
antiviolenza, gli unici luoghi dove le donne trovano consiglio e
rifugio.
Poi c'è il linguaggio, visibile persino nel modo in cui è
stata data dai giornali la notizia della morte di Sara di Pietrantonio,
continuamente definita "fidanzata" o "ex fidanzata", cioè proprio la
funzione relazionale a cui aveva voluto sottrarsi. Se è chiaro a tutti
che la ragazza è morta perché non voleva più essere la fidanzata di
Vincenzo Paduano, perché - maledetti giornalisti senza codice
deontologico - continuate a definirla con il linguaggio della relazione
da cui era uscita? Perché mettete la foto dell'assassino e della vittima
insieme abbracciati? State realizzando il sogno dell'omicida:
ricomporre nella morte la storia d'amore che non c'era più.
In coda
(o a monte?) c'è anche il resto, quello che meno vogliamo vedere.
Accanto alla notizia dell'omicidio di Sara, ieri su un quotidiano on
line c'era un boxino con la foto di una concorrente di Miss Italia
misurata a mano col metro da un compiaciuto uomo-giudice. Non credo
esista una migliore metafora del fatto che l'esatta misura di come debba
essere una donna in questo paese la vuol decidere sempre qualcun altro.
Se permettiamo che il valore delle donne sia stabilito sul loro essere
corpi, cose e funzioni, quel metro in mano ad altri potrà assumere tutte
le forme che vuole.
Persino quella di una bottiglia d'alcool.
(No, non sto dicendo che il giudice di Miss Italia è un potenziale
femminicida. Sto dicendo che alla base di ogni fenomeno sociale c'è un
impianto simbolico dove tutto comincia. Fare finta di non vederlo lo
conferma).
Non comincia con una donna chiusa in una macchina bruciata.
Comincia con i ragazzi di dodici anni che usano senza problemi la parola “cagna” per descrivere una coetanea.
Comincia con culi ovunque, in tv, ad ogni ora, su ogni canale.
Comincia con donne che se sono fighe è un conto, se no per farsi notare
devono come minimo trovare la cura per il cancro o partire per missioni
spaziali.
Lo so, sono un uomo, dire queste cose è come minimo ambire al Nobel per la ruffianeria.
E infatti comincia anche qui: quando se è un uomo che parla così, lo fa solo perché vuole fare il ruffiano.
È che sinceramente non è il massimo, ogni volta che succede una cosa
del genere, vedere quelle dita puntate: ecco, il mostro! Punizione
esemplare! Come se il male fosse lì, tutto lì, solo lì.
Il mostro è qui, e comincia molto prima di quella macchina bruciata.
Comincia con uomini che se vedono una donna vedono un oggetto, punto.
Comincia con noi che ci siamo dimenticati, da troppo tempo, che cosa vuol dire, davvero, la parola donna.
Enrico Sitta
Ancora
una giovane donna uccisa. Ancora un maschio che non ha saputo
rassegnarsi, un rapporto morboso finito in tragedia. Sara Di
Pietrantonio, 22 anni. Il suo ex Vincenzo Paduano di 27 l'ha inseguita,
strangolata e bruciata ancora viva nel quartiere di Magliana a Roma.
L'orrore puro, un delitto atroce. Ma uno degli aspetti più inquietanti
di questa storia mostruosa è che Sara forse avrebbe potuto essere
salvata. Durante l'aggressione ha cercato di fermare delle macchine, ha
urlato in mezzo alla gente con il terrore di una preda braccata. Nessuno
si è fermato, nessuno ha neanche pensato di chiamare la polizia. La
nostra è la società dell'indifferenza, e questo forse è il delitto più grande.
Tutte
le morti violente mirate contro le donne sono il risultato di misoginia
sociale. La maggior parte di questi casi è oggetto di procedimenti
giudiziari, ma sappiamo che in almeno il 75 per cento dei casi segnalati
2012-2015, la vittima conosceva il suo assassino. L'educazione al rispetto per la vita comincia da piccoli e la società
non fa ancora nulla per sdradicare questo schifo di cultura patriarcale,
maschilista, malata... Lo Stato non deve permettere più neanche le
pubblicità sessiste se vuole intervenire con efficacia. Non esiste soltanto il singolo mostro, c'è molto di più: è la società ad essere malata. Questo
male si chiama misoginia culturale.
Sara
di Pietrantonio sarebbe stata uccisa dall'ex fidanzato che "non avrebbe
accettato la fine del loro amore". Questa è l'espressione usata da
alcuni media, ripetendo parole pronunciate da conoscenti. Dicono che la
tampinava, che lei fosse vittima di stalking e che per questo avesse
cambiato alcune abitudini. Non usciva più come prima, non frequentava
luoghi in cui si ritrovava con persone conosciute e se così è stato
allora nessuna sorpresa dovrebbe esserci se questo tizio, che la
tampinava e l'aveva costretta a cambiare abitudini, alla prima occasione
l'ha costretta a fermarsi e le ha dato fuoco. Bruciato il corpo, l'auto
carbonizzata, come se si fosse trattato d'altro che non il solito
fetente modo di mostrare incapacità di accettare la volontà dell'altra.
C'è un No e c'è un presunto tale che non ha accettato quel No. Succede
con gli stupri, con la violenza di genere in ogni senso, succede anche
in questo caso. Comunque sia, chiunque sia il colpevole, per favore: non
parlate di amore. Non c'è amore se uno esige che l'altra rimanga per
soddisfare il suo ego. Non si chiama amore. Non lo è.
Prendervela
con tutti gli uomini del pianeta non risolverà il problema, anzi, lo
aggraverà. Sì, stamani vi do una notizia sconvolgente, quindi sedetevi:
il maschilismo non è un problema degli uomini, è un problema della
nostra società ed è assolutamente trasversale. Quando una donna
rivendica la propria superiorità genitoriale, "i figli sono roba della
mamma", sta alimentando il maschilismo. Quando sceglie danza o moda per
la figlia e calcio e arti marziali per il figlio sta aggiungendo un
altro mattone agli stereotipi gender, le basi del maschilismo. Quando
una ginecologa, si dichiara obiettrice di coscienza sta riducendo
l'indipendenza di tutte le donne. Quando una donna in una lite dà della
troia ad un'altra donna sta alimentando il maschilismo, quando dice "lo
so io come ha fatto quella ad arrivare là", senza averne prova, sta
perpetuando il ragionamento maschilista per cui l'unico merito che può
avere una donna è concedersi all'uomo. Già, perché l'uomo è donnaiolo ma
la donna non sarà mai uomaiola, e questo non entra in testa a nessuno,
neanche alle donne. Le ho sentite io le mamme dare della "femminuccia"
ai propri figli maschi, come fosse un'offesa. Le ho lette io le donne
fare sagaci battutine su cagne e croccantini ad altre donne, in un
cortocircuito di maschilismo tutto al femminile ove una si spoglia per
compiacere il maschio e l'altra la offende per la stessa ragione. I
mostri che uccidono le donne sono figli di una società misogina alla
quale contribuiscono ogni giorno entrambi i sessi e non è certo
continuando a sottolineare differenze che capiranno l'uguaglianza.
L'ITALIA S'É DESTA
Gentili Ministre
MariaElena Boschi,
Stefania Giannini,
Beatrice Lorenzin,
Marianna Madia,
Roberta Pinotti
vi scriviamo per comprendere un silenzio, il vostro, che ci appare ingiustificabile.
Ieri è stato commesso l'ennesimo femminicidio,che
ha avuto l'onore delle prime pagine: da anni oramai i femminicidi si
susseguono raccontati in cronaca, mentre cronaca non sono.
Rappresentano un dramma culturale, sociale, educativo, legislativo.
La dimostrazione tangibile e dolorosa che il cambiamento epocale che
sta coinvolgendo le donne e la società tutta, fatica a farsi accettare.
Dopo millenni di patriarcato la resistenza alla piena autonomia delle
donne è visibile; ma ci sono strumenti per educare al cambiamento, per
far comprendere un'emancipazione dovuta; anche la violenza può essere evitata o almeno contenuta.
Alcune donne, spesso quelle apparentemente realizzate e che ricoprono
posizioni di potere, paiono dimentiche del cammino in cui siamo
coinvolte: una reale emancipazione per tutte le donne, nessuna esclusa.
DImenticarsi che il femminicidio ci riguarda tutte e tutti è segno di debolezza, comprensibile ma non condivisibile.
Ora vi chiediamo di ricordarvi del vostro ruolo, di prendere
consapevolezza che in qualità di Donne di questo Governo rappresentate
un modello per centinaia di migliaia di giovani che da voi possono
essere ispirate.
Prendete dunque posizione, parlate,
impegnatevi perché la violenza verso le donne diventi un tema primario
del Governo a cui appartenete:non è la presunta debolezza delle donne a renderci deboli, bensì la negazione costante e ostinata del problema.
E ricordatevi che è per volontà delle donne che siete state elette: è
stato il movimento fortissimo e capillare di protesta di qualche anno fa
che ha lanciato un segnale chiaro ai partiti: "dovete eleggere le donne
altrimenti non avrete il voto delle donne".
Non è stato Berlusconi, o
Bersani o Monti e nemmeno Renzi a scegliervi: sono state milioni di
donne ad indicare alla politica cosa andava fatto, per non perdere
consenso.
Non fateci ricredere, onorate il vostro ruolo. Fate il vostro dovere.
(per chi legge: girate questa lettera, se volete, alle vostre amministratrici di città, paese, regione. Facciamoci sentire. Forza)
Per l'8 giugno 2016 è stato lanciato da Shosh V. Dolan un altro Flash mob per ricordare Sara Di Pietrantonio e le altre vittime di femminicidio
Iniziativa della prof.ssa Anna Piccirillo (IIS Marisa Bellisario).
«L’ultimo giorno di scuola (nei licei, le medie, le elementari)
sdraiamoci tutti e tutte a terra con un accendino in mano. Pensiamo a
quello che può aver provato Sara Di Pietrantonio in quei minuti in cui
ha chiesto aiuto, nei quali pre-sentiva la sua atroce fine, a 22 anni.
Facciamo diventare virale questo flashmob, chiamiamo in causa le nostre
coscienze, non permettiamoci di tirarci indietro, di voltare lo sguardo
come hanno fatto i tanti, troppi testimoni ciechi. Perché il
cambiamento emotivo, culturale, sociale, parte da noi, dalle nostre
scelte, dalle nostre teste».