notizia letta su UmbriaOn pubblicata il 23 lug 2015 da Fra.Tor e F.T
Un triste libro, quello che ogni giorno vede aggiungersi una pagina
nuova e che parla di violenze sulle donne, vittime inermi di una furia
che esplode fra le mura domestiche o in un buio parcheggio di campagna.
Nell’intimità della camera da letto o sulla porta di casa, quando a
bussare è la persona con cui hai deciso di chiudere per sempre. E che
non te lo perdona.
Pagine nere
Con la condanna di Franco Sorgenti si è
chiuso un altro capitolo. Lo stesso era accaduto a febbraio con Franco
Rinaldi (49 anni), condannato in primo grado a 30 anni di reclusione per l’omicidio della moglie Giuseppina Corvi
(43), uccisa a martellate nell’aprile del 2014 a borgo Rivo. Un mese
dopo, a marzo, era stata la volta di Giuliano Marchetti (46): 16 anni di carcere, definitivi, per la morte dell’ex compagna Marianna Vecchione,
ammazzata con un colpo di fucile sparato a bruciapelo.
Di capitoli
aperti ne restano altri, come quello di Franca Abumen, 27enne della
Nigeria e costretta a prostituirsi per stare in Italia. Ad oggi il nome
di chi l’ha strangolata senza pietà – era il 10 dicembre del 2012 – in
una squallida piazzola di Stifone (Narni), non è stato ancora
individuato.
Pagine nere che qualcuno aveva già dimenticato ma che sono
tornate di colpo alla memoria quando mercoledì pomeriggio il gip Massimo
Zanetti ha letto il dispositivo: «Il tribunale condanna Franco Sorgenti
alla pena di anni 18 di reclusione».
«Parole sessiste»
Ad un giorno dalla sentenza «siamo
ancora scosse», racconta Silvia Menecali dell’associazione
‘Libera…Mente donna’.
«Le parole della difesa sono state molto dure nei
confronti di Laura Livi, alla quale è stata assegnata la responsabilità
della propria morte. Nei suoi confronti sono state utilizzate parole
sessiste, che la descrivevano come una donna emotivamente instabile.
Siamo sconcertate per l’atteggiamento fortemente provocatorio che gli
avvocati della difesa del signor Sorgenti hanno adottato. E’ stata
ancora una volta una violenza verbale gratuita, nei confronti di Laura e
di noi tutte. Fortunatamente la famiglia non era presente e non ha
dovuto ascoltare tali considerazioni».
Non era pentito
Durante la sentenza «abbiamo visto
Franco Sorgenti per nulla pentito del gesto compiuto. Un uomo che non ha
mai chiesto perdono nemmeno alle proprie figlie per aver tolto la vita
alla loro madre. Nonostante quest’uomo abbia ricevuto il massimo della
pena inflitta, nessuno restituirà la vita a una donna che è morta per il
solo fatto di essere donna e di essere una donna che voleva vivere ed
essere libera».
Creato un precedente
«Abbiamo sentito la vicinanza e
il calore di una città che non accetta tutto questo. La giornata di
mercoledì – dice ancora Silvia – sicuramente crea un precedente,
segnando un passaggio molto importante per la città, perché per la prima
volta il Comune di Terni e le associazioni femministe si sono
costituite parte civile e perché il sindaco di Terni era presente al nostro presidio sotto il tribunale, auspicando il massimo della pena per quest’uomo».
Risarcimento
«La nostra richiesta di risarcimento
come parte civile – conclude – verrà investita nelle attività di
prevenzione e contrasto alla violenza di genere che caratterizzano il
nostro quotidiano, per evitare di doverci trovare ancora altre volte in
tribunale a difendere la dignità di una donna come noi, uccisa perché
voleva soltanto essere libera di vivere e libera di esistere».
«Giustizia è fatta»
Il vice sindaco Francesca
Malafoglia, presente in tribunale durante la sentenza al processo Livi,
definisce la giornata di mercoledì «particolarmente significativa per la
città perché giustizia è stata fatta». L’amministrazione comunale, per
la prima volta, «si è costituita parte civile in un processo perché
fatti come questo riguardano l’intera comunità». Mercoledì, inoltre, «è
stato fatto un passo importante nell’accoglimento dell’istanza
presentata dal Comune di Terni e dalle associazioni, ma ancora di più
nel riconoscere un elemento simbolico di risarcimento che ci impegneremo
a dedicare al contrasto alla violenza sulle donne».
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