di Vian Dakhil
Ragazze yazide Foto Ari Jalal/Reuters |
Vengo dall’Iraq,
un Paese con una storia millenaria e un passato glorioso. I nostri
bisnonni hanno creato delle ottime leggi che sopravvivono da più di
4mila anni. In questa terra è stato creato il primo alfabeto, questa
terra ha insegnato all’Umanità a leggere e a scrivere. Arrivo dal Kurdistan,
una terra allegra e variegata dove convivono tutte le etnie del popolo
iracheno, senza differenza tra loro. Con grande dispiacere, da molti
anni questa terra sanguina, non si è mai vista una cosa del genere. È in
corso una guerra violenta contro un nemico malvagio che vuole far
ritornare indietro la macchina del tempo mentre c’è chi vuole condurre
una vita civile e moderna.
Sotto il rumore delle bombe e la paura delle
pallottole ci sono milioni di iracheni che vivono una vita di terrore.
Senza dubbio, voi conoscete l’Iraq come un incrocio di religioni,
nazionalità ed etnie, ma purtroppo siete a conoscenza anche di quello
che è successo alla comunità yazida e dei gravi crimini che hanno
subito: sono stati uccisi e rapiti dal gruppo criminale Daesh.
Il 3 agosto 2014 Daesh ha attaccato e distrutto Sinjar e
i villaggi vicini, ha obbligato migliaia di prigionieri a cambiare la
loro religione – altrimenti sarebbero stati uccisi. Sono state rapite
migliaia di donne e ragazze, vendute e rese schiave. È come se fossimo
tornati indietro di secoli e secoli. Daesh fa il lavaggio del cervello a
migliaia di ragazzini yazidi, suoi prigionieri, per trasformarli in
terroristi e kamikaze. È lo sterminio di una comunità che vive da
migliaia di anni in Iraq.
Raccontandovi questo, non voglio
sminuire quello che è successo contro le altre comunità: i cristiani
sono stati cacciati dalle loro case, migliaia di sciiti sono stati
uccisi a Tal Afar, la tribù Abu Namr è stata sterminata e sono stati
compiuti tanti altri crimini. Il più grave però è il rapimento delle
donne yazide, in un mondo solo in apparenza moderno.
Sono migliaia le donne rapite e torturate da
questi criminali, sono 3600 le donne e i bambini sequestrati, senza
contare quelli che sono stati uccisi o venduti. Ancora oggi, nel XXI
secolo, le nostre donne sono vendute e comprate, nonostante ci siano
accordi internazionali che proibiscono la schiavitù e il traffico di
esseri umani, nonostante ci siano numerose organizzazioni
internazionali, che difendono i diritti umani e delle donne, che stanno
chiedendo alle grandi potenze di intervenire.
Ho chiesto – e
chiedo - alla comunità internazionale di aiutarci, di salvare i nostri
prigionieri e farli tornare a casa. Non è facile accettare di perdere i
propri cari ed essere impotenti. L’Iraq sta combattendo contro Daesh ed è
riuscito a liberare molte zone che erano nelle loro mani, ma le città
liberate sono distrutte - come Sinjar, rasa al suolo per più del 90%.
Abbiamo bisogno di aiuti per ricostruirla, abbiamo bisogno di aiuti
umanitari per migliaia di profughi, che sono stati costretti a lasciare
le proprie case. Sono più di 3 milioni infatti i profughi in Iraq, di
cui 180.000 in Kurdistan e 460.000 yazidi. L’85% degli
yazidi iracheni sono ormai profughi, hanno perso tutto quello che
avevano: terreni, case e figli. Hanno un grande bisogno di aiuti
umanitari. Nei campi profughi vivono nelle tende, che non sono ricoveri
degni per nessun essere umano, e sono centinaia i bambini resi orfani.
Di fronte a questi problemi dobbiamo riflettere sul futuro dell’Umanità e in particolare delle minoranze.
Il
riconoscimento internazionale per quello che è successo agli yazidi è
molto importante per noi, per dare loro protezione internazionale ed
evitare che possa accadere un’altra volta. Grazie al Kurdistan e ai
volontari siamo riusciti a salvare quasi 6800 donne e bambini dalle mani del terrorismo.
Vi
ringrazio, vi ringrazio di aver scelto me per essere onorata al
Giardino dei Giusti di Milano, per me è un orgoglio ed è un attestato di
stima che non riesco neanche a descrivere. È un modo di onorare tutti
gli attivisti che difendono i diritti umani e ogni donna che ha sofferto
in Iraq, quelle che sono state rapite, le madri dei martiri, i bambini
orfani indipendentemente da sesso, etnia e religione.
Abbiamo oggi l’obbligo insieme di fermare la persecuzione delle donne
in tutto il mondo. Io non parlo solo in nome delle donne yazide e
irachene che hanno subito violenza e persecuzione, ma anche in nome di
migliaia di vedove e di orfani, di donne maltrattate, offese, rapite,
vendute e ricomprate.
Io parlo per tutti gli esseri umani perseguitati in qualsiasi parte del mondo. Abbiamo il dovere di difenderli, di proteggerli, di salvarli dalla persecuzione, è un obbligo per la comunità internazionale concedere a ogni donna i propri diritti. In Iraq, ora, dobbiamo lavorare per ridare fiducia ai cittadini, dobbiamo diffondere lo spirito del perdono, e dell’accettazione dell’altro. Dobbiamo assicurare alla giustizia tutti quelli che hanno compiuto gravi crimini e condannare chi si è reso complice del rapimento di donne e bambini.
Io parlo per tutti gli esseri umani perseguitati in qualsiasi parte del mondo. Abbiamo il dovere di difenderli, di proteggerli, di salvarli dalla persecuzione, è un obbligo per la comunità internazionale concedere a ogni donna i propri diritti. In Iraq, ora, dobbiamo lavorare per ridare fiducia ai cittadini, dobbiamo diffondere lo spirito del perdono, e dell’accettazione dell’altro. Dobbiamo assicurare alla giustizia tutti quelli che hanno compiuto gravi crimini e condannare chi si è reso complice del rapimento di donne e bambini.
Anche se ci sono tanti conflitti che dividono gli essere umani, siamo parte della stessa Umanità e siamo uniti nello stesso destino.
fonte: http://it.gariwo.net/editoriali/il-dramma-delle-donne-yazide-14910.html
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