lunedì 28 marzo 2016

Le donne musulmane di Milano pedalano

contro pregiudizi e discriminazioni

IL LATO BICI - Un progetto di lezioni di bicicletta a donne emigrate coglie l'attenzione di Striscia la Notizia che, nel suo servizio, intervista un Imam che non vede di buon occhio l'utilizzo della bicicletta da parte delle donne islamiche. La risposta è stata la pedalata rosa di domenica 13 marzo. Cui abbiamo partecipato.

di Mariateresa Montaruli

pedalata donne arabe il lato bici mariateresa montaruli

Ho inforcato una delle mie vecchie biciclette e mi sono unita, ieri, 13 marzo, a Sumaya Abdel Qader e ad altre 200 donne per lo più musulmane, per la prima pedalata con il velo, contro la violenza e la discriminazione di genere, mai avvenuta a Milano. Una manciata di chilometri, 7 appena. In portata simbolica, un intero Camino di Santiago. La massa critica si è mossa lentamente all’inizio, con qualche insicurezza – molte delle donne non salivano in bicicletta da tempo; in 70 hanno utilizzato le bici messe a disposizione dal bikesharing del Comune – dalla Moschea di via Padova, nella profonda periferia Nord. Su via Palmanova, il corteo era già più spedito, addirittura cantato, senz’altro accompagnato da una riaffermata allegria fino a Porta Venezia.

I fatti sono che da qualche mese, coinvolta dall’associazione sportiva Cyclopride, sto dando “lezioni di bicicletta” a donne emigrate, per lo più nordafricane, con qualche presenza sudamericana e dell’Europa dell’Est. Ne ho raccontato sul mio bike blog, Il lato Bici. L’articolo è stato letto dal regista Marco Melloni di Striscia la notizia che è partito da quelle lezioni nel cortile di una scuola elementare di Milano per fare più di un servizio.

Le affermazioni, apparse nel suo primo video, dell’Imam della Moschea di Segrate sulla presunta preziosità delle donne musulmane che meritavano, piuttosto che una modesta bicicletta o lezioni di bici, di viaggiare in Cadillac e Mercedes, hanno suscitato un vespaio. 

“L’Imam si è espresso male: ha voluto fare una battuta che gli è venuta malissimo. Il suo centro ha aderito alla nostra pedalata” nota Sumaya Abdel Qader, l’attivista che ha lanciato con il Caim, il coordinamento delle associazioni islamiche di Milano, l’idea della pedalata in rosa.

sumaya il lato bici mariateresa montaruli
Sumaya Abdel Wader, l'attivista nata a Perugia da genitori giordano-palestinesi
Nata a Perugia 37 anni fa, di origini giordano-palestinesi, i genitori già studenti di medicina in Italia, tre figli e un marito di origini siriane, Sumaya ha studiato biologia, lingue e culture straniere, e sociologia. Lavora attualmente per Telefono Azzurro. Ad andare in bicicletta ha imparato a tre anni, con l’aiuto del padre. Adesso, lo schiacciamento di una radice nervosa, le impedisce di usare la bici come un tempo. Ma non le ha vietato, via Facebook e distribuendo volantini nelle moschee, di organizzare la sua specialissima Critical Mass partecipata anche dalle figlie Dana di 13 anni e Lin di 11 che sanno già andare in bicicletta.

Rispetto alla scivolata dell’Imam di Segrate dice ancora: “esiste una pluralità di opinioni. Tuttavia, la maggioranza dei musulmani è a favore della dignità e delle pari opportunità delle donne. La sfida dell’attivismo, in Italia, è quella di costruire ponti per avvicinare le diverse culture. Siamo un unico grande Paese. Dobbiamo riconoscere che siamo interdipendenti. La donna musulmana, in Italia, è purtroppo discriminata due volte: perché è donna e perché è emigrata. Le sue esigenze nascono dalla provenienza da culture diverse: non vanno confuse con questioni di religione.

Con la biciclettata vogliamo far passare il messaggio che la maggioranza degli uomini musulmani che vivono in Italia non sono contrari all’uso delle bici. Un mezzo che è certamente a sostegno a una vita più green, ma che è soprattutto attività fisica, cura di sé, attenzione alla salute. Anche un momento di grande libertà. 

Così immagino siano le vostre lezioni di bicicletta: uno spazio e un tempo per fare ciò che piace, per disporre di sé. Sono contenta che il Comune di Milano, con la fornitura delle biciclette del bikesharing, abbia risposto positivamente alla nostra iniziative. La maggior parte delle donne che partecipano alla pedalata non possiede infatti una bicicletta: hanno paura, abitano lontano o non se la possono permettere”.

Sumaya indossava un velo giallo domenica e ha fatto da apripista sul percorso. Dietro di lei, veli rossi, grigi, rosa, arancione. Hafida e Reem, due “allieve” del nostro Mamme in Bici, erano con noi, per la prima volta su strada, fuori dal cortile dove teniamo le lezioni. Martedì ci rivediamo in classe. Con una briciola di fiducia e contentezza in più. Il 15 maggio, con loro, apriremo la pedalata pubblica di sensibilizzazione organizzata da Cyclopride. Accade, talvolta, di fare, e scrivere, qualcosa di utile.

mie nuove amiche cicliste il lato bici mariateresa montaruli
Con due mie "allieve" del corso Mamme in bici
fonte: IoDonna

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