domenica 6 aprile 2014

Il coraggio di Alina, “ho visto la morte in faccia, ma sono rimasta lucida”

Il coraggio di Alina, “ho visto la morte in faccia, ma sono rimasta lucida”

Posted   domenica 16 febbraio 2014 su DonneVittoriose

Alina Elisabeta Racu
Alina Elisabeta Racu

Il racconto della donna che giovedì sera ha ucciso un rapinatore armato nel bar dove lavora

Sembrava un giovedì sera come un altro a Fiumicino, sul litorale romano, quando poco prima delle 20, nel bar Coffee Break di via Hermada, due giovani malviventi Cristian Ferreri, 30 anni, e Manuel Musso, 29, entrano per una rapina che frutterà loro appena 350 euro. In quei momenti di agitazione, Manuel Musso, uno dei due rapinatori si avventa su una dipendente dal bar, Alina Elisabeta Racu, 40 anni, romena di nascita ma residente in Italia da più di dieci anni. L’uomo la fa cadere a terra all’indietro, si mette a cavalcioni su di lei e le punta una pistola al volto. Ma Alina non si lascia prendere dal terrore, con una mano riesce a scostare la pistola dal suo volto e con l’altra afferra un grosso coltello da porchetta con il quale trafigge al petto il malvivente, che si accascia su di lei. L’uomo viene poi portato via dal complice. Verrà trovato morto in un campo incolto poco distante dal luogo della rapina.

Malgrado lo choc la donna ha trovato il coraggio di raccontare quei terribili momenti. “In quegli attimi concitatissimi – ha detto Alina -, ho pensato a mio figlio e a mio marito, ho visto la morte in faccia, ma sono rimasta lucida, quel balordo mi spingeva e io sono caduta all’indietro nel retrobottega dove prepariamo i tramezzini. La mano dell’uomo che mi voleva uccidere tremava, una sciarpa gli copriva il viso, riuscivo però a vedere i suoi occhi iniettati di sangue. È stato in quel momento che gli ho afferrato il braccio con una mano spingendoglielo verso l’altro. Ho sentito degli spari, ho afferrato un coltello e istintivamente mi sono difesa. Quel ragazzo mi si è accasciato addosso, poi è arrivato il suo complice e l’ha portato via”.

Eppure, nonostante questo dramma e nonostante il fatto di essere indagata per omicidio volontario (un atto dovuto per la legge italiana, ma sempre qualcosa di pesante da sopportare per chi vive queste situazioni), Alina è tornata sabato nel bar dove lavorava.
Ha avuto la forza di tornare in quel luogo dove poco più di ventiquattro ore prima aveva vissuto sulla sua pelle momenti di grande terrore. E’ andata lì anche per ripulire le tracce visibili di quella maledetta serata. Di sicuro altre tracce non visibili ma certamente più dolorose rimarranno in lei, che non avrebbe mai voluto trovarsi in quella situazione che ha distrutto più di una famiglia. Ma nell’asprezza del dramma non si può non notare nelle sue parole una lucidità, una dignità e una compostezza che fanno di Alina una donna forte e determinata anche in un momento estremo come quello che ha passato.
Allora non ci resta che dire una sola cosa: brava Alina, ti sei difesa con coraggio. E noi saremo con te.

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