Il coraggio di Alina, “ho visto la morte in faccia, ma sono rimasta lucida”
Posted DonneVittoriose domenica 16 febbraio 2014 su
Il racconto della donna che giovedì sera ha ucciso un rapinatore armato nel bar dove lavora
Sembrava un giovedì sera come un altro a Fiumicino, sul litorale romano, quando poco prima delle 20, nel bar Coffee Break di via
Hermada, due giovani malviventi Cristian Ferreri, 30 anni, e Manuel
Musso, 29, entrano per una rapina che frutterà loro appena 350 euro. In
quei momenti di agitazione, Manuel Musso, uno dei due rapinatori si
avventa su una dipendente dal bar, Alina Elisabeta Racu,
40 anni, romena di nascita ma residente in Italia da più di dieci anni.
L’uomo la fa cadere a terra all’indietro, si mette a cavalcioni su di
lei e le punta una pistola al volto. Ma Alina non si lascia prendere dal
terrore, con una mano riesce a scostare la pistola dal suo volto e con
l’altra afferra un grosso coltello da porchetta con il quale trafigge al
petto il malvivente, che si accascia su di lei. L’uomo viene poi
portato via dal complice. Verrà trovato morto in un campo incolto poco
distante dal luogo della rapina.
Malgrado lo choc la donna ha trovato il
coraggio di raccontare quei terribili momenti. “In quegli attimi
concitatissimi – ha detto Alina -, ho pensato a mio figlio e a mio
marito, ho visto la morte in faccia, ma sono rimasta lucida, quel
balordo mi spingeva e io sono caduta all’indietro nel retrobottega dove
prepariamo i tramezzini. La mano dell’uomo che mi voleva uccidere
tremava, una sciarpa gli copriva il viso, riuscivo però a vedere i suoi
occhi iniettati di sangue. È stato in quel momento che gli ho afferrato
il braccio con una mano spingendoglielo verso l’altro. Ho sentito degli
spari, ho afferrato un coltello e istintivamente mi sono difesa. Quel
ragazzo mi si è accasciato addosso, poi è arrivato il suo complice e
l’ha portato via”.
Eppure, nonostante questo dramma e
nonostante il fatto di essere indagata per omicidio volontario (un atto
dovuto per la legge italiana, ma sempre qualcosa di pesante da
sopportare per chi vive queste situazioni), Alina è tornata sabato nel
bar dove lavorava.
Ha avuto la forza di tornare in quel luogo dove poco più di ventiquattro ore prima aveva vissuto sulla sua pelle momenti di grande terrore. E’ andata lì anche per ripulire le tracce visibili di quella maledetta serata. Di sicuro altre tracce non visibili ma certamente più dolorose rimarranno in lei, che non avrebbe mai voluto trovarsi in quella situazione che ha distrutto più di una famiglia. Ma nell’asprezza del dramma non si può non notare nelle sue parole una lucidità, una dignità e una compostezza che fanno di Alina una donna forte e determinata anche in un momento estremo come quello che ha passato.
Ha avuto la forza di tornare in quel luogo dove poco più di ventiquattro ore prima aveva vissuto sulla sua pelle momenti di grande terrore. E’ andata lì anche per ripulire le tracce visibili di quella maledetta serata. Di sicuro altre tracce non visibili ma certamente più dolorose rimarranno in lei, che non avrebbe mai voluto trovarsi in quella situazione che ha distrutto più di una famiglia. Ma nell’asprezza del dramma non si può non notare nelle sue parole una lucidità, una dignità e una compostezza che fanno di Alina una donna forte e determinata anche in un momento estremo come quello che ha passato.
Allora non ci resta che dire una sola cosa: brava Alina, ti sei difesa con coraggio. E noi saremo con te.
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