articolo del 17 aprile 2014
di Mary
pubblicato su ComunicazioneDiGenere
Pochi
giorni fa tantissime donne sono scese in piazza contro gli attacchi
alla 194 e contro la situazione nella quale le donne si trovano quando
decidono di interrompere una gravidanza. La stampa italiana non solo ha
fatto passare l’evento in sordina ma proprio il giorno dopo in cui tante
donne si sono recate in piazza per rivendicare il diritto ad
interrompere la gravidanza, su un giornale nazionale, La Stampa, è apparso questo titolo: “Come in Bosnia per le donne violentate la gravidanza è un dovere”
Si tratta di un’intervista che Giacomo
Galeazzi avrebbe fatto al Cardinal Sgreccia, il quale esprime il suo
dissenso verso le donne violentate che intercorrono la strada
dell’aborto, citando gli stupri etnici delle donne in Bosnia, che
venivano violentate in massa secondo un “piano” volontario, una sorta di
campagna per generale la razza perfetta serba. Quegli stupri di massa, infatti, non avvenivano per caso tanto da essere considerato un olocausto contro le donne.
La guerra di Bosnia non solo ha insegnato
che le donne continuano ad essere considerate dalle truppe e dai loro
genera alla stregua di un “premio di guerra” ma lo stupro veniva
utilizzato come strategia per cancellare un popolo attraverso la
fecondazione delle donne musulmane, costringendole a mettere al mondo
figli appartenenti all’etnia serba.
Tantissime le testimonianze delle vittime
dell’ ex Jugoslavia che hanno subito queste atroci violenze, donne che
non potevano nemmeno abortire perché erano in guerra e non avevano un’assistenza medica e psicologica adeguata, per non parlare di un sussidio economico. Ma soprattutto perché molte di loro venivano tenute prigioniere fino al parto. (Fonte Qui)
Non solo donne ma anche ragazzine che una
volta incinte si suicidavano o venivano emarginate, ripudiate. Chi ha
pianificato gli assalti sessuali conoscevano molto bene i valori morali e culturali delle vittime di stupro e del contesto in cui vivevano. Sapevano
che tipo di reazione avrebbe provocato l’atto di stupro nella vittima
ma anche nel suo ambiente più prossimo: presso i familiari, i parenti, i
vicini di casa.
Molte volte venivano torturate fino ad
essere uccise. Le violenze sessuali alle quali venivano sottoposte erano
atroci e cruente o stuprate con la canna dei fucili e poi ammazzate. Tra loro anche bambine. Alcune testimonianze.
I soldati serbi presero donne incinte e squarciarono loro il ventre, pugnalando i loro bambini […] Ragazze di sedici e diciotto anni furono stuprate di fronte ai loro padri e fratelli. Due di queste ragazze, tra loro sorelle, si suicidarono dopo aver subito lo stupro (RTE, 4 maggio 1999).
“Un’altra vittima di Milan Lukić, la signora Bakira Hasečić, fu tenuta prigioniera nell’albergo “Vilina Vlas”, vicino alla città Višegrad, in Bosnia Orientale.
In un rapporto delle Nazioni Unite si precisa che al “Vilina Vlas” erano detenute e maltrattate circa 200 donne. La maggior parte di loro furono uccise o sono scomparse.
“Ci tenevano tutte chiuse nelle stanze. Ogni tanto ci buttavano un pezzo di pane che prendevamo con i denti perché le mani erano legate con le corde. Ci slegavano solo per stuprarci”, ha testimoniato la Hasečić”.
[...] Non era difficile raccogliere le testimonianze. Gli stessi stupratori, infatti, si vantavano delle loro azioni. Norman Cigar, nel suo libro “Genocide in Bosnia: The Policy of Ethnic Cleansing”, scrive che “i paramilitari serbi della città di Gacko, in Erzegovina, si vantavano in pubblico di quello che facevano alle donne bosniache. Cantavano: Muslimanka sva u krvi, srbin joj je bio prvi, cioè la donna musulmana tutta insanguinata, il serbo è stato il primo per lei. Lo stesso gruppo si vantava di aver stuprato in gruppo una ragazza musulmana di tredici anni, di averla attaccata su di un carro armato e poi di aver circolato per la città finché della ragazza non era rimasto niente più che uno scheletro” (fonte Qui)
“Le famiglie di Sarajevo e delle zone vicine cercano le loro ragazze, che vengono restituite soltanto quando la maternita’ e’ avanzata.[...] Non sanno cosa le attende. Se parole di comprensione, oppure una porta chiusa. Non un lavoro, non una famiglia, non un marito, nessun altro figlio. Il problema non e’ il parto. Ma il dramma psichico. Alcune sono impazzite e vagano sulle montagne. Una ragazza, violentata da trenta uomini, e’ ricoverata in preda alla follia. Nei corridoi di questa Maternità, dove non compaiono alle porte fiocchi rosa o azzurri, il momento delle doglie e’ tragico. Perché nessuna di queste donne accetta un figlio frutto di una tragedia. E quando il piccolo nasce, i medici sono accolti con urla se tentano di far vedere alla madre la sua creatura. [...] Parla di tre, quattro ragazze partorienti che, durante le doglie, hanno rifiutato di seguire i suoi consigli nel momento delle contrazioni: “E ci sono altre che cedono sotto il dolore e ripetono, per dieci, venti volte: “questo figlio non lo voglio. Mi faccia morire”. [...] Poche ore fa, una madre di 19 anni ha gridato, mentre la sua creatura vedeva la luce: “Portatemelo via. E’ il figlio di un assassino”.
Le vittime della violenza sessuale hanno
sviluppato disturbi psicologici così gravi da sfiorare o addirittura
sfociare in patologie psichiatriche, vittime
di una società che le ha dimenticate, lasciate senza medicine né
sostegno dei medici. Tante sono disoccupate, senza mezzi economici per
vivere. La maggior parte delle donne stuprate oggi vive ai margini della
società. Molte non riescono a denunciare perché si sentono in colpa e perché raramente ottengono giustizia. (Fonte Qui)
La
salute mentale delle vittime di stupro è stata compromessa tantissimo
dopo i ripetuti assalti sessuali. Alcune di loro hanno sviluppato
gravi problemi ginecologici. Molte bambine,
giovani ragazze e donne hanno l’utero devastato e non potranno
diventare madri; altre vittime non desiderano mai più sposarsi e hanno
disturbi nella sfera sessuale e affettiva; molte sono state abbandonate
dai mariti a causa dello stupro subito e i mariti di alcune non sanno
neppure oggi che sono state stuprate. Le malattie più frequenti di cui
sono affette le donne vittime dello stupro vanno dalle malattie
cardiovascolari, diabete, disturbi della tiroide, sindrome
psico-organica, malattie del sistema osseo-muscolare, malattie del
tratto genitale-urinario. (Fonte Qui)
In questo articolo lo stupro sembra diventare un diritto maschile, un’azione generatrice di vita.
E la donna? sarebbe procacciatrice di morte se decidesse di
interrompere la gravidanza imposta?
Non mi sorprende il fatto che un
uomo di chiesa abbia pronunciato quelle parole. Non dimentichiamo quando Don Corsi,
due anni fa, attribuì la violenza sulle donne al comportamento delle
donne di oggi, le quali secondo la sua opinione provocherebbero gli
atteggiamenti violenti degli uomini. Un altro uomo di chiesa, Monsignor
Bertoldo affermò che le donne inducono gli uomini a stuprarle e fanno più vittime dei preti pedofili. Sappiamo tutti qual è stata la posizione delle donne secondo la Chiesa Cattolica.
Come è possibile che un giornale
nazionale abbia pubblicato un’intervista in cui viene citato un
gravissimo crimine dell’umanità come gli stupri etnici in Bosnia per
fare propaganda antiabortista contro la L. 194?
E’ molto grave
che un giornale nazionale abbia dato spazio a questa intervista
considerando la pratica dell’interruzione volontaria della gravidanza ad
un qualcosa più grave del genocidio in Bosnia.
Il titolo è già di per se di una violenza
inaudita. Sembra approvi gli stupri di massa in Bosnia attuati proprio
con lo scopo di imporre gravidanze alle proprie vittime le quali
avevano, secondo la strategia serba, il dovere di dare alla luce neonati
di etnia serba.
E’ già estremamente grave che si faccia
passare la maternità come un dovere per una donna, come se fosse
connaturato nel nostro ruolo, ma assai peggio se si tratta di donne che hanno subito una violenza.
La
gravidanza, dalle parole del cardinale, sembra sia una sorta di
punizione. Anche se sei stata stuprata. Come uno stupratore, esso ti
ricorda, che sei donna e che dunque il tuo dovere, oltre a quello di
soddisfare sessualmente un uomo, è procreare.
Subire uno stupro è la cosa più
terribile che una donna possa subire da un uomo. E’ un’azione veramente
ripugnante verso il corpo femminile, espressione di un disprezzo che
porta a conseguenze gravissime nell’anima della donna che lo subisce.
Come
si può accettare che un giornale nazionale dia spazio alle parole di un
cardinale che utilizza la parola “omicidio” per definire le azioni di
una vittima di violenza che sceglie di non portare dietro di sé
quel ricordo?
Il contenuto è anche peggio perché si
parla di omicidio. Sentirsi definire assassine è una doppia violenza
verso una donna che ha subito uno sfregio così grave. Prima violentata e
poi considerata non solo colpevole di quella gravidanza ma anche per il
fatto di non voler portarla a termine. Una gravidanza non pianificata,
anche se avviene attraverso un atto di amore, è un evento che ti
sconvolge la vita in tutti i sensi. Se quella gravidanza è frutto di uno
stupro subentra anche il dolore di vedersi crescere dentro di sé il
figlio di un uomo che ha usato il tuo corpo con disprezzo. Sentirsi
dentro il seme di quella bestia, vedersi crescere la pancia e ricordarti
ogni giorno nel vederla crescere che sei stata violentata.
Non ho parole per descrivere il male che
mi ha fatto leggere un’intervista simile. Come reagirebbe una vittima di
violenza di fronte a ciò?
La propaganda cattolica e l’ingerenza
nella stampa italiana è davvero preoccupante. Nelle campagne
antiabortiste si nasconde un sentimento di odio profondo verso le donne e
dalla volontà di volerle sottomettere agli uomini. Tutto questo è quasi
naturale che si verifichi in un Paese dove la parità di genere è un
miraggio e dove la violenza sulle donne è altissima. Ma queste cose non
avvengono soltanto qui ma anche nella “culla” della civiltà occidentale,
dove le donne, secondo i luoghi comuni, godrebbero nella carta degli
stessi diritti degli uomini.
Negli Usa perfino il Governo si mobilita
per proposte aberranti come quella fatta da una deputata repubblicana
del New Mexico che ha proposto il carcere per le vittime di stupro che
abortiscono. La pena? Inquinamento di prove.
Nell’Indianapolis, Richard Mourdock, repubblicano in corsa per il Senato ha
sostenuto che qualora la vittima rimanesse incinta dopo lo stupro ciò
sarebbe avvenuto per volere di Dio dunque abortire sarebbe grave.
Un altro repubblicano Todd Akin affermò che “Gli stupri legittimi portano raramente alla gravidanza”.
Dunque ci sarebbero anche stupri legittimi.
I commenti di Akin arrivano a meno di due settimane dopo il suo suggerimento di bandire la pillola del giorno dopo: “La pillola del giorno dopo è una specie di aborto e credo che non dovremmo avere l’aborto in questo paese“.
Negli Usa ci sarebbero circa 32 mila gravidanze ogni anno a seguito di uno stupro. Immaginiamoci se non ci fosse la pillola del giorno dopo!
Secondo gli antiabortisti le donne
valgono meno di embrioni. La nostra vita vale meno, di decisioni nemmeno
ne abbiamo. Ho sempre accomunato l’obiezione di coscienza e il
sentimento antiabortista alla cultura dello stupro. Come un uomo impone
un rapporto sessuale non desiderato alla donna, l’obiettore si insinua
nell’intimità e nella sfera privata e sessuale della donna senza il
proprio consenso. Come uno stupro. E inoltre, se la donna viene privata della propria volontà di disporre del proprio corpo quanto può essere legittimo stuprarla?
Quell’articolo è cultura dello stupro, è apologia di reato, di stupro, di genocidio.