di Ivano Abbadessa
Guance rosse, lunga chioma che scende sulle spalle, uno strumento musicale sempre tra le mani e tenacia da vendere.
E’ Negin Khpolwak che, ad appena 17 anni, è diventata la prima
direttrice d’orchestra dell’Afghanistan. Un talento purissimo, acclamato
e apprezzato nei più importanti palcoscenici mondiali come il Carnegie
Hall di New York e il Kennedy Center di Washington DC.
È stata la BBC
ad accendere i riflettori sulla storia di questa adolescente che si è
già trasformata in un simbolo dell’emancipazione femminile.
Figlia di una famiglia povera del nord est del paese, Negin Khpolwak racconta che nella sua terra “le bambine non vanno a scuola e molte famiglie non consentono loro di studiare musica”. Per
questo si è trasferita a Kabul dove nel 2010, grazie al contributo
finanziario della Banca Mondiale, è nato l’Istituto nazionale afghano di
musica. L’unico del Paese frequentato da circa 200 studenti, di cui
almeno ¼ ragazze e nel quale lavorano professori afghani, americani,
russi e australiani. Che ha permesso a Negin Khpolwak di realizzare un sogno: “diventare una famosa pianista e direttrice d’orchestra, non solo in Afghanistan, ma nel mondo.” Grazie
anche all’aiuto del padre che l’ha spalleggiata contro i divieti
ultraconservatori della sua stessa famiglia. La madre e gli zii,
infatti, convinti che la sua passione fosse “contraria alla tradizione”
volevano che la smettesse con quella che consideravano un’arte
peccaminosa.
Nell’intervista all’emittente televisiva inglese Ahmad Sarmast, fondatore e direttore della scuola in cui studia Negin, racconta le difficoltà che incontrano i giovani afghani aspiranti musicisti. “Si
iscrivono spesso con la benedizione dei genitori, ma poi interviene uno
zio, un nonno o un anziano del villaggio che inizia a fare pressioni
affinché il ragazzo o la ragazza smettano di studiare musica o di
prendere qualsiasi altra forma di educazione”.
Non mancano neanche le intimidazioni e gli attacchi.
Lo scorso anno, mentre nella scuola si teneva un concerto all’aperto,
un attentatore suicida è entrato in azione seminando morte e
distruzione. Ma loro non si lasciano intimidire perché, ama ripetere
Ahmad “noi combattiamo la violenza e il terrore con la nostra arte e
cultura, in particolare con la musica. Questo è uno dei modi in cui
possiamo convincere la nostra gente sull’importanza di vivere in pace ed
armonia, piuttosto che continuare ad ucciderci a vicenda.”
fonte: WestInfo.eu
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