giovedì 19 novembre 2015

Una giovanissima direttrice d’orchestra sfida i Kalashnikov


di Ivano Abbadessa

Guance rosse, lunga chioma che scende sulle spalle, uno strumento musicale sempre tra le mani e tenacia da vendere. 
E’ Negin Khpolwak che, ad appena 17 anni, è diventata la prima direttrice d’orchestra dell’Afghanistan. Un talento purissimo, acclamato e apprezzato nei più importanti palcoscenici mondiali come il Carnegie Hall di New York e il Kennedy Center di Washington DC.

Una giovanissima direttrice d’orchestra sfida i Kalashnikov

È stata la BBC ad accendere i riflettori sulla storia di questa adolescente che si è già trasformata in un simbolo dell’emancipazione femminile. 

Figlia di una famiglia povera del nord est del paese, Negin Khpolwak  racconta che nella sua terra  “le bambine non vanno a scuola e molte famiglie non consentono loro di studiare musica”. Per questo si è trasferita a Kabul dove nel 2010, grazie al contributo finanziario della Banca Mondiale, è nato l’Istituto nazionale afghano di musica. L’unico del Paese frequentato da circa 200 studenti, di cui almeno ¼ ragazze e nel quale lavorano professori afghani, americani, russi e australiani. Che ha permesso a Negin Khpolwak di realizzare un sogno: “diventare una famosa pianista e direttrice d’orchestra, non solo in Afghanistan, ma nel mondo.” Grazie anche all’aiuto del padre che l’ha spalleggiata contro i divieti ultraconservatori della sua stessa famiglia. La madre e gli zii, infatti, convinti che la sua passione fosse “contraria alla tradizione” volevano che la smettesse con quella che consideravano un’arte peccaminosa.

Nell’intervista all’emittente televisiva inglese Ahmad Sarmast, fondatore e direttore della scuola in cui studia Negin, racconta le difficoltà che incontrano i giovani afghani aspiranti musicisti. “Si iscrivono spesso con la benedizione dei genitori, ma poi interviene uno zio, un nonno o un anziano del villaggio che inizia a fare pressioni affinché il ragazzo o la ragazza smettano di studiare musica o di prendere qualsiasi altra forma di educazione”.

Non mancano neanche le intimidazioni e gli attacchi. Lo scorso anno, mentre nella scuola si teneva un concerto all’aperto, un attentatore suicida è entrato in azione seminando morte e distruzione. Ma loro non si lasciano intimidire perché, ama ripetere Ahmad  “noi combattiamo la violenza e il terrore con la nostra arte e cultura, in particolare con la musica. Questo è uno dei modi in cui possiamo convincere la nostra gente sull’importanza di vivere in pace ed armonia, piuttosto che continuare ad ucciderci a vicenda.”

fonte: WestInfo.eu

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