L’informazione é importante e parlare con le adolescenti dei loro corpi é
fondamentale. Fondamentale é ascoltarle e guidarle. Conoscere il nostro
corpo é il primo passo per stare bene. Io adesso, grazie a questa
esperienza, mi conosco e conosco il mio corpo molto meglio. Soprattutto
il mio utero. E lo amo alla follia. Anche se é malato e ogni tanto ci
litigo.
L'essere malata di endometriosi, i miei continui andirivieni tra medici e ginecologi, gi esami da fare, il dover parlare del mio utero a parenti e sconosciuti più di quanto non lo faccia una donna sana, beh, è stato fondamentale nel mio percorso di auto-consapevolezza femminista. Ho deciso, dopo mille tentennamenti, di raccontarvi il perché. Ma,
piccola premessa, in questo post non fornisco informazioni di
tipo medico (non ne avrei le competenze e c’é già abbastanza
approssimazione in rete ). Quindi, se non state bene, temete di avere
l’endometriosi o ce l’avete e non sapete a chi rivolgervi, vi consiglio
vivamente di contattare l’Associazione Progetto Endometriosi, A.P.E. Lì troverete persone competenti e disponibili, sempre pronte ad aiutarvi.
Torniamo
a me. Oggi ho 35 anni, ma la prima volta che mi sono accorta di non
stare bene ne avevo 23. Alcuni sintomi della malattia erano già li e mi
accompagnavano da tempo, ma parlavano a bassa voce, disturbavano solo a
intermittenza e si confondevano con altre patologie. Questo é uno dei
lati più stressanti dell’endo.
Alcuni erano dolori “socialmente
accettati”, facilmente liquidabili come afferenti alla categoria dei
“dolori mestruali”, o al tanto gettonato “stress” che spesso
si accompagna a patologie molto diffuse come il “colon irritabile”. Ma
quando senti un dolore di quelli che fanno paura lo capisci e non hai
bisogno di raccontarti storie per tranquillizzarti. Ti terrorizzi punto e
stop.
Quel primo dolore più intenso non lo dimenticherò mai, come
non dimenticherò la paura provata. Ma quando si sta male é difficile
parlarne, cercare conforto, poiché qualunque tema legato alla fragilità del corpo, al dolore, alla malattia, é considerato antisociale.
Finché sei sana é tutto facile; quando invece sei costretta a parlare
di problemi di salute, anche solo per giustificare assenteismo a lavoro
o nella vita sociale, nessuno ti chiede più “come stai” e le persone
toccano ferro, si danno alla macchia, cambiano argomento come se
dovessero difendersi da un attacco contaminante di peste bubbonica.
Certi
argomenti sono percepiti come sgradevoli, ad alto rischio di reazioni
lapidarie, tic nervosi e fughe improvvise. Se poi si tratta di
menzionare organi dell’apparato genitale femminile… si salvi chi puo!
Il primo dolore non si scorda mai. Ma quel primo dolore é stato importante perché, come tutti i sintomi, sono lì
per comunicarti qualcosa, darti un allarme, metterti in guardia. E il
corpo che si sveglia, cerca di reagire. E io in guardia mi ci sono messa
tant’è che sono andata a farmi visitare. “Signorina, ma se quando ha il ciclo sta male, é normale”.
Resto un po’ confusa, gli ho appena descritto un dolore acuto da far
piangere e urlare anche me, normalmente dotata di una buona soglia del
dolore ; “é causato dall’utero retroverso” (ndr: sonora cazzata)” “se sta così male, chiami l’ambulanza”
(prescrivermi un’ecografia no, eh?).
Liquidata in velocità, a 23 anni
avevo tutti i sintomi tipici dell’endometriosi, il mio era praticamente
un caso da manuale. Ma avevo 30 anni quando, sorriso sulle labbra
(giuro), sono finita in sala operatoria! Non spaventatevi, erano “altri
tempi”, oggi se ne parla di più, ci sono medici specializzati, sono
fiduciosa e certa che anche i tempi di diagnosi si ridurranno
drasticamente, l’importante é rivolgersi a centri ospedalieri
specializzati e vigilare sui sintomi e sui risultati degli esami a cui
si viene sottoposte.
Quell’appuntamento
col ginecologo fu solo l’inizio di un’avventura particolarmente
istruttiva per me. Io avevo bisogno di tenere a bada i dolori per poter
vivere (e non sopravvivere), ma mi si diceva che probabilmente
ero stressata, che spesso le donne hanno reazioni dovute a problemi
ormonali che portano a un nervosismo che non sanno gestire. Poco ci mancava che si diagnosticasse la mia perdita di pazienza e di intolleranza al dolore come isteria.
1) CHI DICE DONNA DICE MAMMA
C’é stata pero una frase ricorrente, pronunciata da più ginecologi e ginecologhe, che mi ha colpita profondamente,
una frase che veniva ripetuta sistematicamente dopo che avevo esposto
con minuzia e preoccupazione i sintomi che, conil passare degli anni,
nella fase più acuta della malattia mi stavano distruggendo e che
stavano mandando a farsi friggere anche la mia vita sociale e
professionale. “NON SI PREOCCUPI, TUTTO FUNZIONA, POTRÁ AVERE FIGLI”.
Ero precaria, abitavo da sola all’estero, il mio compagno era lontano,
ma anche avessi avuto un posto fisso e una casa di proprietà con 13
camere da letto e un giardino di 10 ettari IO NON stavo assolutamente pensando al fatto di voler diventare madre,
io stavo male avevo bisogno di aiuto, ma questo sembrava lasciare
costernati i miei interlocutori, uomini e donne.
Specifico che
all’estero (quando sono stata visitata e seguita in Germania e poi in
Francia ) questa frase non mi é mai stata pronunciata, se non dopo la
fatidica basica domanda: ha forse intenzione di avere figli?
Una
domanda come questa lascia intendere la libertà di scelta ed é una
boccata d’aria fresca per chi come me non é del tutto a suo agio con
questo aspetto dell’essere donna.
In Italia però era chiaro che il mio benessere fosse secondario. Una
dottoressa dandomi una pacca sulla spalla bonariamente mi dissse: si
faccia forza, sopporti, vedrà che avrà presto una bellissima bambina. Perché una bambina poi…mah?
Da
notare che anche molte amicizie e più di un parente hanno reagito in
questo modo (dopo aver cercato su google “endometriosi” ed essere
trasaliti per la spaventosa serie di immagini di donne in mutande
accucciate, in lacrime, appese a una borsa dell’acqua calda grande come
un condominio ); il fatto di avere una malattia cronica
complessa che non ha alcuna cura non sembrava abbastanza grave. Il
dramma percepito era sempre e soltanto quello della
probabilmente mancata maternità.
Un esempio di
conversazione ridotta all’osso: “Ciao, si sto cosi cosi, sai ho scoperto
di avere l’endometriosi”. Risposta: ” Ah, ….terribile, ma non
preoccuparti. Anche una mia amica ce l’aveva ma ha avuto due bambini
comunque”. Un’amica di vecchia data mi scrisse addirittura un
bigliettino per dirmi che lei (credente) pregava ogni giorno per me
(atea) affinché io potessi realizzare il sogno di ogni (davvero? ogni?)
donna. Sfinita da tanto ottuso sostegno, ho rinunciato a spiegarmi, se
non con le persone più care e più capaci di ascolto.
Capisco e mi
addolora sinceramente nel profondo che ci siano donne che soffrono
immensamente perché non possono avere figli, non voglio assolutamente
banalizzare questo aspetto. Ma io NON sono tra queste.
Dare per
scontato che una donna voglia fare figli, dare per scontato che una
donna per realizzarsi debba fare figli, dare per scontato che una donna
malata o sterile sia una donna che non potrà mai realizzarsi é
gravemente ingiustificatamente e fortemente discriminatorio e sessista.
2) LE DONNE E IL DOLORE, UNA STORIA D’AMORE?
Noi, creature multitasking per natura che amiamo
sottometterci e siamo mansuete per tradizione, sopportiamo il dolore con
la dignità e il coraggio tipico delle martiri. Ma é davvero cosi?
Che le donne abbiano un rapporto privilegiato e socialmente accettato con il dolore dove sta scritto?
Insisto, ribadisco, sottolineo ancora una volta che la salute, lo stare
bene dovrebbe essere un diritto di tutti. Il dolore non può essere
banalizzato né giustificato. Ci hanno forse tacitamente insegnato che é
normale avere dolori mestruali, ma come distinguere i dolori “normali” da quelli allarme di un qualcosa che non va?
3) LA SALUTE DELLE DONNE, QUESTA SCONOSCIUTA
E cosi, questa esperienza personale mi ha fatto riflettere allargando il campo. Mi sono resa conto che la salute delle donne é un tema importante lasciato spesso ai margini.
Ricordo servizi del TG che, nella rubrica salute, parlavano di chiurgia estetica. Ricordo lo sconforto provato; parlando di endometriosi avrebbero in pochi minuti potuto dare informazioni preziose a moltissime donne sofferenti e disperate.
Oggi abito in Francia, e mi capita spesso di vedere servizi televisivi o
documentari dedicati alla scelta dell’anticoncezionale più adatto o ad
altre tematiche legate alla prevenzione, informazione e alla salute. Il
corpo delle donne in Italia sembra invece essere bistrattato da tanta
disinformazione e mille tabù che provocano alcune tra le contraddizioni
più inquietanti del nostro paese.
Il corpo delle donne é eccitante, lo si vende, lo si svende, lo si usa, ma non lo si conosce bene. Ed é spesso motivo di un insipiegabile imbarazzo che viene trasmesso alle più giovani.
Non si può parlare di ciclo mestruale. E alla ripetizione della parola
“utero” ho personalmente assistito a reazioni ridicole e imbarazzate. In
famiglia o a scuola di sessualità e salute non se ne parla o comunque
non se ne parla abbastanza. E temo che possa essere più facile che un
padre accompagni la figlia adolescente ai provini per Miss Italia
piuttosto che dal ginecologo per occuparsi della sua informazione,
consapevolezza e salute. Ma la salute non può assolutamente essere motivo di imbarazzo.
L’informazione
é importante e parlare con le adolescenti dei loro corpi é
fondamentale. Fondamentale é ascoltarle e guidarle. Conoscere il nostro
corpo é il primo passo per stare bene. Io adesso, grazie a
questa esperienza, mi conosco e conosco il mio corpo molto meglio.
Soprattutto il mio utero. E lo amo alla follia. Anche se é malato e ogni
tanto ci litigo.
fonte: https://bambolediavole.wordpress.com/2014/09/24/endometriosi-e-femminismo/
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