Solidarietà con il popolo Lenca
Con immenso dolore comunichiamo l'assasinio di Berta Caceres, amica honduregna, esempio lumonoso di vita spesa al servizio dei più deboli.
Berta Cáceres, leader del Consiglio delle organizzazioni popolari e indigene dell’Honduras (Copinh), da oltre vent’anni rischiava la vita per difendere lo straordinario patrimonio culturale e ambientale del popolo Lenca, tra i più antichi del continente.
Lo scorso aprile è stata insignita del Premio Goldman per l’Ambiente, il più alto riconoscimento assegnato agli ecoattivisti per le vittorie conseguite nel proprio contesto comunitario.
Alla guida della comunità di Rio Blanco, Cáceres
ha estromesso l’impresa nazionale Desa e i maggiori costruttori di dighe
al mondo, i cinesi di Sinohydro, dalla realizzazione del complesso
idroelettrico Agua Zarca, previsto sul Rio Gualcarque, nell’Honduras
Nord-occidental e. Un
fiume sacro nella cosmogonia Lenca, fonte d’acqua per circa 600 famiglie
che vivono nella foresta pluviale d’alta quota compresa fra i
dipartimenti di Santa Barbara e Intibucà.
Senza il loro consenso,
l’impianto era stato autorizzato contravvenendo alla Convenzione Ilo 169
del 1989 sul diritto all’autodeterminazione dei popoli indigeni.
Per oltre un anno, i nativi hanno bloccato l’accesso al cantiere resistendo a sgomberi, aggressioni, arresti, torture.
Per oltre un anno, i nativi hanno bloccato l’accesso al cantiere resistendo a sgomberi, aggressioni, arresti, torture.
Presentato ricorso
all’Internation al
finance corporation (Ifc), ente finanziatore e braccio privato della
Banca Mondiale, la leader indigena ha portato il caso fino alla
Commissione dei diritti umani interamericana.
Berta Cáceres ha subìto minacce di morte e portato i figli in Argentina per scongiurare il rischio sequestri. Accusata di terrorismo, è stata arrestata e perseguitata giuridicamente dal governo. Ciò nonostante, è diventata un riferimento per la causa indigena, da lei perorata di fronte alla Corte europea di Strasburgo, alla Banca Mondiale e lo scorso novembre in Vaticano.
Dopo infinite minacce di morte, la scorsa notte Berta è stata assassinata nella sua casa.
Averla conosciuta e accompagnata per un breve tratto di strada ci rende orgogliosi, commossi, grati.
Ci stringiamo attorno alla sua famiglia, al popolo lenca, a tutti quelli che l'hanno conosciuta, stimata, amata.
Berta Caceres vivrà per sempre nei nostri cuori.
Chi c'è dietro questo omicidio?
Dal comunicato stampa dei figli e della madre di Berta Caceres
"Responsabilizziamo l'impresa DESA, così come gli organismi finanziari internazionali che sostengono il progetto, Banco Olandese FMO, Finn Fund, BCIE, Fichohsa, e le imprese compromesse CASTOR, Gruppo impresario ATALA, della persecuzione, la criminalizzazione, l'istigazione, le continue minacce di morte contro la sua persona, la nostra e del progetto COPINH. Responsabilizziamo lo Stato honduregno di aver oscacolato notevolmente la protezione della nostro Bertha, e di aver portato alla persecuzione, criminalizzazione e omicidio. Avendo scelto di tutelare gli interessi delle società di cui sopra delle decisioni e mandati della comunità."
articolo di Lorenzo Brenna postato su lifegate.it
Omicidio Berta Cacéres, in pericolo l’unico testimone, bloccato in Honduras - LifeGate
L’attivista messicano Gustavo Castro Soto, testimone del delitto, è
stato fermato all'aeroporto mente cercava di tornare in Messico. E
accusa la polizia di aver alterato la scena del crimine.
Il popolo honduregno sta ancora piangendo la morte di uno dei suoi leader più carismatici e influenti, Berta Cacéres, la militante ecologista uccisa a colpi di arma da fuoco lo scorso 3 marzo.
La scia di sangue potrebbe però allungarsi ulteriormente in quello che la ong Global Witness ha definito il posto più pericoloso per un attivista ambientale.
Ad essere in pericolo è Gustavo Castro Soto, attivista messicano appartenente alle organizzazioni non governative Otros Mundos, Amigos por la Tierra México, Rema, la Rete messicana dei danneggiati dalle miniere nata in Chiapas nel giugno 2008 e il Movimento Mesoamericano contro il Modello Estrattivo Minerario (M4).
L’uomo è l’unico testimone dell’omicidio della Cacéres, quella notte infatti era ospite in casa della donna, l’indomani avrebbero dovuto partecipare insieme ad un incontro sulle energie rinnovabili.
Quando il commando armato è penetrato nell’abitazione e ha ucciso la leader del Copinh (Consejo Civico de Organizaciones Populares e Indigenas de Honduras), Gustavo Castro Soto è stato ferito a una mano e a un orecchio e si è salvato fingendosi morto.
Soto potrebbe dunque fornire informazioni preziose per identificare gli assassini di Berta Cacéres, non è detto però che il governo honduregno cerchi questo tipo di informazioni. Proprio la madre dell’attivista uccisa ha dichiarato apertamente di ritenere il governo responsabile della morte della figlia.
Lo scorso 6 marzo l’uomo, sentendosi in pericolo, ha cercato di lasciare l’Honduras per tornare in Messico ma il governo glielo ha impedito, bloccandolo all’aeroporto di Tegucigalpa. Secondo le fonti governative l’attivista messicano sarebbe trattato come un testimone protetto, gli attivisti del Copinh sostengono invece che sia trattenuto contro la sua volontà.
Gustavo Castro Soto, al quale l’Honduras dovrebbe “assicurare l’integrità fisica per tutto il periodo necessario a preparare e completare il suo allontanamento dal Paese”, secondo la Commissione interamericana per i diritti umani (Cidh), è stato condotto a La Esperanza, dove è stata uccisa la Cacéres, per essere nuovamente interrogato dai pubblici ministeri. Secondo la denuncia di Otros Mundos Chiapas, il governo honduregno non avrebbe spiegato ufficialmente per quale motivo il cittadino messicano sia trattenuto nel Paese.
“Viene trattenuto perché vorrebbero usarlo per manipolare la sua versione dei fatti”, fanno sapere fonti vicine alla famiglia Cacéres. Dal canto suo la procura ha iscritto nel registro degli indagati un militante del Copinh, l’organizzazione delle popolazioni indigene, che Berta Cacéres aveva contribuito a fondare, teme che la magistratura voglia derubricare l’omicidio a “delitto passionale”.
“Gustavo Castro non viene trattato come una vittima di un tentato omicidio, la sua vita viene messa a rischio e gli viene negato il diritto alla libera circolazione”, si legge in un comunicato di Otros Mundos.
Silvio Carrillo, nipote della Cáceres, ha affermato che a Soto non è stato permesso di dormire né di cambiarsi gli abiti insanguinati dopo l’attacco, mentre lo stesso attivista messicano, al quale è stato offerto aiuto medico solo tre giorni dopo la sparatoria, ha affermato che la scena del crimine è stata alterata. Ha infine aggiunto che gli investigatori gli hanno chiesto di visionare delle immagini per identificare possibili sospetti, “ma con mio rammarico tutti i video e le foto che mi hanno mostrato ritraevano marce e manifestazioni del Copinh”.
I
quattro figli della Cacéres hanno evidenziato la necessità di una
commissione internazionale imparziale “poiché è già stata dimostrata una
mancanza di oggettività nel modo in cui sono state avviate le indagini
nel Paese”. Nonostante le evidenti reticenze del governo un intero
popolo chiede giustizia e la fine dell’impunità per i colpevoli, al
grido di “Berta no muriò, se multiplicò”.
La scia di sangue potrebbe però allungarsi ulteriormente in quello che la ong Global Witness ha definito il posto più pericoloso per un attivista ambientale.
Ad essere in pericolo è Gustavo Castro Soto, attivista messicano appartenente alle organizzazioni non governative Otros Mundos, Amigos por la Tierra México, Rema, la Rete messicana dei danneggiati dalle miniere nata in Chiapas nel giugno 2008 e il Movimento Mesoamericano contro il Modello Estrattivo Minerario (M4).
L’uomo è l’unico testimone dell’omicidio della Cacéres, quella notte infatti era ospite in casa della donna, l’indomani avrebbero dovuto partecipare insieme ad un incontro sulle energie rinnovabili.
Quando il commando armato è penetrato nell’abitazione e ha ucciso la leader del Copinh (Consejo Civico de Organizaciones Populares e Indigenas de Honduras), Gustavo Castro Soto è stato ferito a una mano e a un orecchio e si è salvato fingendosi morto.
Soto potrebbe dunque fornire informazioni preziose per identificare gli assassini di Berta Cacéres, non è detto però che il governo honduregno cerchi questo tipo di informazioni. Proprio la madre dell’attivista uccisa ha dichiarato apertamente di ritenere il governo responsabile della morte della figlia.
Lo scorso 6 marzo l’uomo, sentendosi in pericolo, ha cercato di lasciare l’Honduras per tornare in Messico ma il governo glielo ha impedito, bloccandolo all’aeroporto di Tegucigalpa. Secondo le fonti governative l’attivista messicano sarebbe trattato come un testimone protetto, gli attivisti del Copinh sostengono invece che sia trattenuto contro la sua volontà.
Gustavo Castro Soto, al quale l’Honduras dovrebbe “assicurare l’integrità fisica per tutto il periodo necessario a preparare e completare il suo allontanamento dal Paese”, secondo la Commissione interamericana per i diritti umani (Cidh), è stato condotto a La Esperanza, dove è stata uccisa la Cacéres, per essere nuovamente interrogato dai pubblici ministeri. Secondo la denuncia di Otros Mundos Chiapas, il governo honduregno non avrebbe spiegato ufficialmente per quale motivo il cittadino messicano sia trattenuto nel Paese.
“Viene trattenuto perché vorrebbero usarlo per manipolare la sua versione dei fatti”, fanno sapere fonti vicine alla famiglia Cacéres. Dal canto suo la procura ha iscritto nel registro degli indagati un militante del Copinh, l’organizzazione delle popolazioni indigene, che Berta Cacéres aveva contribuito a fondare, teme che la magistratura voglia derubricare l’omicidio a “delitto passionale”.
“Gustavo Castro non viene trattato come una vittima di un tentato omicidio, la sua vita viene messa a rischio e gli viene negato il diritto alla libera circolazione”, si legge in un comunicato di Otros Mundos.
Silvio Carrillo, nipote della Cáceres, ha affermato che a Soto non è stato permesso di dormire né di cambiarsi gli abiti insanguinati dopo l’attacco, mentre lo stesso attivista messicano, al quale è stato offerto aiuto medico solo tre giorni dopo la sparatoria, ha affermato che la scena del crimine è stata alterata. Ha infine aggiunto che gli investigatori gli hanno chiesto di visionare delle immagini per identificare possibili sospetti, “ma con mio rammarico tutti i video e le foto che mi hanno mostrato ritraevano marce e manifestazioni del Copinh”.
Il popolo honduregno raccolto a lutto per la morte del suo leader Berta Cacéres |
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