Il 12 dicembre 2015 è una data che passerà alla storia: in Arabia Saudita si sono tenute le elezioni municipali e per la prima volta in assoluto hanno potuto votare (e candidarsi) anche le donne. Un passo importante per un Paese in cui i diritti femminili sono molto limitati
Cerchiamo di capire, con l’aiuto di un’esperta, cosa significa questa “apertura” del re saudita.
È UN’OCCASIONE DI EMANCIPAZIONE
In Italia il suffragio femminile è stato istituito nel 1946, in
ritardo rispetto a Paesi come Regno Unito e Stati Uniti. Anche se sembra
strano, ci sono posti nel mondo dove le donne hanno la possibilità di
votare solamente adesso.
«L’Arabia Saudita è una monarchia assoluta, le
uniche elezioni permesse sono quelle municipali e si tengono solo da 10
anni» spiega Valeria Talbot, ricercatrice dell’Ispi, l’Istituto per gli
studi di politica internazionale di Milano.
«Il voto femminile, promesso
nel 2011 sulla scia delle primavere arabe, diventa quindi un passo
cruciale verso l’emancipazione. In questo regno le donne non possono
guidare l’auto né viaggiare da sole: fare un segno su una scheda
elettorale o potersi candidare è una conquista».
MA PARTECIPARE NON È SEMPLICE
Sulla carta il voto per le municipali sarà un suffragio universale.
«Le difficoltà per le donne, però, saranno tante» continua la
ricercatrice dell’Ispi.
«Per votare bisogna registrarsi presentando un
documento di identità, che non tutte hanno. E anche se il permesso di
mariti e padri non serve, le saudite dovranno farsi accompagnare alle
urne da un uomo della famiglia».
Le iscritte sono 136.000: circa il 10%
degli elettori. Le candidate saranno invece 900 su 7.000 aspiranti
sindaci e consiglieri.
«Sembrano numeri bassi, ma per l’Arabia Saudita è
un risultato significativo» dice Valeria Talbot.
«Oltre alle rigide
regole della sharia, la legge islamica, bisogna considerare le
resistenze culturali difficili da sradicare, specie per le donne anziane
o che vivono in zone rurali».
E PER LA PARITÀ RESTA MOLTO DA FARE
Per le saudite, soprattutto le più giovani o quelle che hanno studiato
all’estero, il 12 dicembre sarà un momento importantissimo.
«Se poi
qualcuna verrà eletta, come si pensa possa accadere, questo voto avrà un
valore simbolico ancora più forte» commenta l’esperta.
«Ma siamo solo
all’inizio: da qui parte un percorso che richiederà molto tempo per
portare maggiori diritti. Anche se è ricca, l’Arabia Saudita è tra i
Paesi più conservatori al mondo e c’è una forte censura: per una
maggiore apertura dovrà essere coinvolta tutta la società, uomini
compresi».
articolo di Sara Scheggia postato l'08 Dicembre 2015 su DonnaModerna
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