martedì 22 dicembre 2015

Le falle del sistema anti-tratta

Ogni anno arrivano in Italia migliaia di ragazze nigeriane. Almeno la metà di loro, secondo l'Organizzazione internazionale per le migrazioni, sono vittime della tratta di esseri umani, cioè sono state rapite o ingannate per essere destinate allo sfruttamento sessuale. Il sistema di accoglienza italiano, però, fatica ad identificare queste situazioni, riconsegnando spesso le ragazze alle reti criminali.
A denunciare le negligenze del sistema anti-tratta italiano sono sia le organizzazioni internazionali che le associazioni e le cooperative del nostro paese, che quotidianamente si danno da fare per contrastare il traffico di esseri umani. Secondo Maria Grazia Giammarinaro, referente speciale delle Nazioni unite sulla tratta, in Italia non mancano delle leggi adeguate, ma piuttosto l'attenzione politica necessaria a renderle efficaci.

Le vittime della tratta dovrebbero essere riconosciute al loro arrivo sulle coste italiane. Sono ragazze, spesso sotto i 25 anni, che hanno già alle spalle mesi o anni di violenze e ne portano i segni sul corpo. Se gli operatori dell'accoglienza non riconoscono questi segnali, le giovani seguono l'iter di qualunque richiedente asilo. Nel caso in cui vengano rimpatriate, tornano dagli stessi sfruttatori che le avevano inviate in Italia. Se rilasciate con un permesso d'asilo, invece, vengono intercettate dai loro "protettori" e costrette alla prostituzione. A questo punto, è ancora più difficile riuscire a sottrarle alle organizzazioni criminali: una volta in strada, se sottoposte ad un controllo delle forze dell'ordine, finiscono per essere considerate di nuovo migranti da rimpatriare.

Il Testo unico sull'immigrazione prevede, per le vittime della tratta, un percorso specifico di assistenza e reintegrazione sociale. Attualmente, però, questi progetti sono riservati a quelle ragazze che denunciano i propri sfruttatori. Un gesto che poche riescono a portare a termine, perché costantemente minacciate di ritorsioni verso di loro o verso le loro famiglie in Nigeria.
L'intervento di associazioni e cooperative, in questa situazione, è essenziale. C'è chi, come le socie della cooperativa BeFree, l'associazione Differenza donna e le attiviste di LasciateCIEntrare, aiuta le ragazze nei Centri di identificazione ed espulsione, riconoscendo e segnalando le situazioni a rischio. Altri le intercettano in strada, come la cooperativa Parsec di Roma. Infine, avvocati e studenti di giurisprudenza, tra cui volontari dello sportello legale dell'università di Roma Tre, assistono i ricorsi contro i rimpatri.
Il tutto in attesa di un Piano anti-tratta nazionale: l'adozione era prevista per giugno 2015, ma il testo non è ancora stato approvato dalla Conferenza Stato-regioni. La responsabile del documento era Giovanna Martelli, delegata alle Pari opportunità del governo Renzi, che però si è dimessa a fine novembre. Nel frattempo, il terzo settore colma le lacune del sistema di accoglienza italiano.

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