mercoledì 13 gennaio 2016

A Colonia? Il sì (ideale) delle femministe (le mie riflessioni su questo articolo)

Azz! (esclamo con sarcasmo)
E ora vediamo cosa c'è da esultare per questa fine-silenzio delle "femministe" (italiane). (oh ma, perché tra virgolette la parola "femministe"? perché quelle vere -e anche un po' incazzate- da un bel pezzo le ho perse di vista, tra questi silenzi, queste mille polemiche, queste infinite meline del menga, questi ragionamenti "intellettualoidi" che nella pratica non aiutano proprio nessuno...) 
 
 
l'articolo è di Giusi Fasano e Luisa Pronzato, pubblicato su 27esimaora.corriere.it
 
Direzione Colonia, promettono quasi tutte. Andare perché serve farsi sentire. Perché è tornata l’ora di riprendersi la piazza. Per dare più forza a libertà ancora fragili. E senza temere strumentalizzazioni.
E perché solo a Colonia, quando queste violazioni sono accadute anche in altri Paesi dell'Europa? Cos'è?! la città simbolo? E a cosa serve farsi sentire per un giorno soltanto? A riprendersi la piazza? Ma veramente fate sul serio?!?!
 
Ma chi sta davvero andando al carnevale renano del 4 febbraio? «Ci organizzeremo», «cercherò di esserci», «magari ci accordiamo per andarci in macchina» sono le risposte di chi annuncia di voler partecipare. Il passaparola ha scavalcato confini politici e differenze di posizione e per una volta la risposta della variegata galassia femminista italiana sembra compatta: andare a Colonia, al momento luogo ideale per mostrare al mondo che le donne sanno e vogliono difendere le libertà conquistate.
Per come la pensa questa femminista-nella-variegata-galassia-femminista (non dico italiana perché mi sento cittadina del mondo) non vedo Colonia come il luogo ideale per dimostrare di voler difendere le libertà conquistate. (non ne farei la città-simbolo) Per come la vedo, dovevamo esserci e dimostrare qui e da subito! e avremmo anche dovuto non fermarci al raduno-dimostrazione di un giorno (che come sappiamo bene non c'è neanche stato, non ancora, né da vicino né da lontano. Niente manifestazione di solidarietà!). Per come la vedo, dovevamo fare rete nell'immediato (vabbeh, diciamo che non è troppo tardi) e andare avanti ad oltranza con iniziative pratiche per "prenderci la piazza" (e non RI-prenderci, perché considerato quanto accade tutti giorni in tutti i luoghi del mondo, la piazza ce l'hanno sfilata da sotto i piedi. A tutte. Così è, per ogni diritto leso, da una parte all'altra del globo).
Tutte alla Weiberfastnacht, la giornata femminile del Carnevale: per chiedere e regalare un bacio ai passanti, come vuole la tradizione, ma soprattutto per ristabilire fra la violenza e il corpo delle donne quella distanza che i fatti di Capodanno hanno pericolosamente accorciato. Ma per ora sono dichiarazioni d’intenti, dicevamo, mentre le femministe tedesche tacciono e in Italia, per quanto la parola d’ordine sembrerebbe «partecipare», in realtà nessuno si è ancora organizzato per gli spostamenti e le modalità di adesione. Invita alla trasferta tedesca una femminista storica come Lea Melandri: «È chiaro che in questo caso c’è una componente che riguarda i migranti e la loro integrazione ma facciamoci caso, ancora una volta l’odio si manifesta contro il corpo delle donne, originaria forma di dominio che riguarda la relazione fra i sessi. Io dico: andare a Colonia, sì, ma manifestiamo anche in Italia. Non lasciamo che dopo tutto questo si seppellisca di nuovo la questione femminile».
Embeh cara Lea, non credo proprio che questo c'entri con l'integrazione dei migranti (sono tanti ad essere integrati), qui c'entra il terrorismo. Quanto è accaduto, è stato -chiamiamolo per nome e cognome- un attacco terroristico rivolto contro le donne. E non è la prima volta che accade! (puoi chiederlo alle donne yazide tanto per... ma non solo). E invece per quanto riguarda la "questione femminile" che secondo te rischia di essere "seppellita di nuovo" ... qui di seppellimenti ci sono solo quelli delle donne che continuano ad essere uccise e violate tutti i giorni in ogni parte del mondo. E finché ci sarà ancora un solo luogo in cui il diritto di essere donna-persona non viene rispettato, ci dobbiamo sentire tutte parte lesa. Coesione!
Cristina Comencini, di «Se Non Ora Quando – Libere», non ha dubbi: «Bisogna andare tutti quanti e vorrei maschi che venissero a dimostrare di essere illuminati. Per le donne all’ordine del giorno c’è la libertà. Punto». Pensando al 4 febbraio di Colonia, dice, «mi sono ricordata di un convegno di femministe a Paestum negli anni Settanta. Gli uomini non ci volevano e si fecero trovare lungo i muri con i pantaloni tirati giù. Siamo andate avanti lo stesso, senza guardarli, e abbiamo vinto noi».
Una grande vittoria duratura, Cristina, complimenti per l'audacia dimostrata in passato! Tuttavia i risultati si vedono tutti i giorni in ogni luogo d'Italia. E si vedono anche nelle esemplari punizioni che la giustizia dello stivale propina agli stupratori e assassini nostrani. Non ti accorgi che anche la nostra libertà di scelta e partecipazione è compromessa? Ci siamo arenate! Ci siamo assopite sulle conquiste fatte, che ora ci stanno sfilando una ad una.
«Se Non Ora Quando – Factory» ritiene fondamentale la mobilitazione di donne uomini. «Prima di andare in Germania dovremmo anche interrogarci sul machismo che esiste in tutte le culture, non soltanto di quella islamica» premette Loredana Taddei. Che aggiunge: «Vorrei far notare che mentre discutiamo di Colonia da noi hanno ammazzato cinque donne…».
Perciò vorrei farti notare cara Loredana, che già per le nostre battaglie nazionali ci siamo bloccate, ci siamo appisolate sulle chiacchiere che si fanno a iosa, che si sentono e leggono a dismisura (ma le parole non fanno rumore!), mentre invece sul da farsi nulla accade: né per quanto riguarda l'educazione a scuola, né per quanto riguarda le pubblicità sessiste, né per quanto riguarda i programmi proposti dalla tv ormai completamente spazzatura, che invece potrebbe fare molto per disperdere il germe della violenza e della supremazia del patriarcato. Chi invece fa sono quelle realtà autogestite che lavorano sul campo e a cui le donne possono rivolgersi direttamente (ma questo è un altro capitolo ... non voglio arrivare a parlare pure dell'emendamento Giuliani).
 
La scrittrice italiana Lorella Zanardo, autrice del documentario Il corpo delle donne , è per la giornata di Colonia, «assolutamente». «E basta temere le strumentalizzazioni, per favore. Se siamo forti e determinate nessuno potrà mettere bandiere sulla nostra testa. C’è il rischio certo, ma io sono molto attenta e molto brava a non farmi strumentalizzare, facciamolo tutte. Sarebbe più pericoloso chinare la testa».
(clic: mi piace) E con te Lorella, mi trovo a concordare con quanto affermi. Semplicemente d'accordo, tranne che "per la giornata di Colonia" in quanto dovrebbe essere "la giornata dell'Europa" considerato che si è voluto colpire le donne europee in diversi paesi (non solo in Germania).  Un luogo vale l'altro, a questo punto. E allora perché non farlo qui come anche lì? E inoltre, un giorno soltanto (mi ripeto) a cosa serve? Abbiamo la necessità di essere forti, determinate, unite e specialmente costanti nel tempo.
L’Unione Donne Italiane è invece così convinta della giornata tedesca del 4 febbraio che per chi non potrà permettersi la trasferta sta pensando di organizzare in parallelo il 4 febbraio italiano. Vittoria Tola dice che per l’occasione si può rispolverare un vecchio slogan: «La notte ci piace, vogliamo uscire in pace».
(clic: mi piace) Ma comunque abbiamo la necessità di essere forti, determinate, unite e specialmente costanti nel tempo in tutto questo, anche per poter ottenere in modo permanente di poter 'uscire in pace'.
«Sarà un terreno scivoloso e pericoloso perché ci sarà chi vorrà usare il 4 febbraio contro gli islamici, indistintamente. Ma noi ci distingueremo dalle tendenze xenofobe. Vogliamo esserci e ci saremo» annunciano le dirigenti nazionali di Dire (Donne in rete contro la violenza) con le parole di Lella Palladino.
(clic: mi piace) Infatti non si tratta di criminalizzare l’Islam, né tutti gli immigrati, bensì di capire, segnando il confine tra l’accoglienza e l’abuso, tra l’integrazione e l’arroganza.
«Aderiamo ma sia chiaro che prendiamo le distanze dalle dichiarazioni razziste» tengono a precisare anche Barbara Mapelli e Laura Quadriole, Casa delle donne di Milano,
(clic: mi piace) E così deve essere. Più che giusto prendere le distanze dalle dichiarazioni razziste, poiché c'è differenza tra criminale e immigrato. Non ci piove!
mentre Marina Cosi (associazione Giulia) e Daniela Brancati (premio immagine amiche dell’Udi) parlano a titolo personale anticipando un’adesione «necessaria» per ribadire una volta di più la «libertà di camminare per strada e andare in discoteca senza rischiare nulla» o il fatto che «non conta essere di destra o di sinistra perché la libertà e la verità fanno bene a tutti».
(clic: mi piace) Ma comunque sia "abbiamo necessità di essere forti, determinate, unite e specialmente costanti nel tempo in tutto questo, per poter ottenere in modo permanente 'la libertà di camminare per strada e andare in discoteca senza rischiare nulla'."
Giorgia Serughetti è una voce giovane che si fa sentire dal blog delle ragazze di Femministerie  Per dire che anche loro accolgono l’idea della manifestazione di Colonia lanciata da Maria Latella, «ma a una condizione: che non sia la manifestazione di donne “occidentali” contro una cultura “altra”, ma un momento di alleanza tra donne di ogni cultura e religione, migranti e native, con velo, senza velo».
(clic: mi piace) 
A questo punto, non voglio parlare dell'emendamento Giuliani su cui stenderei una pesante coltre pietosa (ma rimando comunque all'AGGIORNAMENTO ORE 15 DEL 17 DICEMBRE che comunica quanto segue: "alcuni firmatari dell’emendamento Giuliani sarebbero intenzionati a fare marcia indietro, avendo compreso di aver sottoscritto una proposta sbagliata".
E non voglio parlare neanche delle falle del sistema anti tratta italiano (dove stenderei un'altra pesante coltre pietosa), però vi posto lo stesso l'informazione cosicché se avrete voglia di rinfrescarvi le idee poi ne possiamo pure parlare di fare chiarezza sul da farsi, sul risvegliarsi, sull'essere forti, coese, coerenti...
Ma bensì suggerisco la lettura dell'articolo di Marcello Foa
"Nelle piazze tedesche è stato praticato il Taharrush, il “gioco” dello stupro e non è una supposizione giornalistica ma la conclusione a cui è giunta la Polizia federale tedesca, che ora è molto preoccupata perché teme il ripetersi di questi episodi." 
(...)
 "Nessuno pensa che tutti gli islamici pratichino il Taharrush. Al contrario: nel Maghreb le autorità arabe e la maggior parte degli Imam condannano e perseguono il comportamento disumano compiuto da piccole minoranze".

2 commenti:

  1. Mi dispiace x chi ha scritto l'articolo, perché non l'ho letto tutto. Mi dispiace anche dirvelo un po', ma tutto questo non cambia una beata minchia! Potere scrivere tutto quello che volete, sarà solo una vostra valvola di sfogo personale. Questa è la verità, perché a nessuno interessa niente. La gente, le persone, le donne in questo caso sono tutte narcotizzate dal sistema, che vuole proprio il vostro/nostro annullamento. Quello di non voler leggere è una mia personalissima scelta: io davanti ai miei problemi reagisco in modo differente, è mi sono scassato il pasticciotto di fare il paladino per gente che aspetta il messia, o che cada la manna dal cielo. Quello che posso dire è che: se ognuno facesse la sua parte in tutto e per tutto, forse ci sarebbe ancora una speranza. Ma purtroppo non c'è ne la voglia è ne la volontà,ed i motivi li ho già spiegati.la rivoluzione si fa prima individualmente, poi ci si accomuna! Non c'è altra via. Beh, a dire il vero un'altra soluzione ci sarebbe: la fine del mondo!!! Buon proseguimento con le vostre belle parole.

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  2. La rivoluzione si fa prima individualmente, poi ci si accomuna!
    Cosi' e'!
    Grazie per il tuo commento spassionato. Sei la prima e unica voce che leggo dopo giorni di post pubblicati qui, in altri blog e sui social (che gli dovrebbero cambiare nome... Altro che social!!)

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