domenica 24 gennaio 2016

Pronunciamento dell'Oss.Venez.DirittiUmaniDonne

 MUJERES CON DERECHOS

Pronunciamento
dell'Osservatorio Venezuelano dei Diritti Umani delle Donne

L'Osservatorio Venezuelano dei Diritti Umani delle Donne rifiuta categoricamente, di fronte all'opinione pubblica in generale e le più alte autorità del governo, il trattamento che hanno ricevuto le cittadine Lilian Tintori e Antonietta Mendoza in occasione della visita, domenica 17 Gennaio 2016, a Leopoldo Lopez, ingiustamente detenuto nel Carcere Militare di Ramo Verde.
In effetti, come hanno sottolineato queste cittadine -e come è stato raccolto da vari mezzi di comunicazione- è stato chiesto loro di spogliarsi, anche di fronte ai bambini (rispettivamente figli di Antonietta Mendoza e nipoti della mamma di Leopoldo, la signora Tintori), nella suddetta prigione, come requisito per far visita a Leopoldo Lopez.


Senza entrare ad esprimerci sulla violazione dei diritti umani a cui sono sottoposti i prigionieri politici venezuelani, che comprende sia il trattenimento in celle che mancano delle condizioni minime che garantiscano la loro salute fisica e psicologica, sia delle dilazioni ingiustificate delle audizioni di presentazione. È indubbio che l'atteggiamento
delle autorità della prigione militare di Ramo Verde contro la madre e la moglie di Leopoldo Lopez, costituisce una chiara violazione dei diritti umani delle Signore Tintori e Lopez, che attenta alla loro dignità come Persone e al loro pudore personale, diritti che raccolgono sia i trattati internazionali sia la propria legislazione venezuelana.

Infatti, i trattati internazionali dei diritti umani, specialmente i mandati contenuti nella convenzione sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne (CEDAW), la Convenzione Interamericana per prevenire, punire e debellare la violenza contro le donne, così come nella legge organica sul diritto delle donne a una vita libera dalla violenza, che consacrano e proteggono i diritti delle donne, proibiscono le misure da parte degli organi di Stato che implicano vessazioni alle donne, siano esse fisiche o psicologiche.

D'altro canto, la legge organica per la protezione dei bambini, bambine e adolescenti, nei suoi articoli 32 e seguenti, sancisce il diritto dei bambini alla loro integrità fisica, psichica e morale. Obbligare le Signore Tintori e Mendoza a spogliarsi davanti ai loro figli e nipoti, rappresenta un attentato all'integrità psicologica e morale di questi; si tratta di una violenza ingiustificata che colpisce sia i figli di Leopoldo Lopez e sia sua madre e sua moglie.

Per il resto, trattandosi di un carcere militare, in cui non esiste il livello di sovraffollament
o o le follie delle prigioni comuni venezuelane, non si giustifica un livello di requisizioni ai visitatori come quello che hanno applicato alle Signore Tintori e Lopez, che non è lo standard per le visite di altri familiari dei detenuti in detto carcere militare.
Questo rende evidente che non si tratta di qualcos'altro che una misura di accanimento, diretto a rendere sempre più rade le visite consentite a queste cittadine, cosa che altrettanto vìola i diritti umani fondamentali, quali sono quelli di avere contatti personali con il proprio partner o figli e offrirsi reciprocamente sostegno.


L'accanimento contro la famiglia di un prigioniero politico costituisce la pratica stessa dei più retrogradi regimi dittatoriali, e non corrisponde a un governo che chiama sé stesso democratico. È inoltre un atto di vigliaccheria, che intacca l'immagine e l'onore delle istituzioni di cui i loro autori fanno parte.
Di conseguenza, denunciamo e richiediamo alle autorità sotto la cui responsabilità si trova il carcere militare di Fronda Verde, la cessazione dei comportamenti di molestie e ostruzione che finora hanno esercitato sulle cittadine Lilian Tintori e Antonietta Mendoza, e in particolare, che si cancelli la richiesta di spogliarsi prima e dopo le visite ai loro congiunti, rispettando i loro diritti umani come donne e madri di famiglia.


Estendiamo questa necessaria richiesta a tutte le altre istituzioni penali e penitenziarie venezuelane, dove la vessazione fisica e psicologica contro le mogli, madri, figli e figlie minori dei privati della libertà, è andata trasformandosi in consuetudine.


Ricordiamo alle autorità che i tempi in cui la responsabilità penale e le sue conseguenze ricadevano anche ai familiari dei detenuti, sono state superate già diversi secoli fa.

Siamo solidali, senza dubbio, con tutte quelle donne dei settori popolari che spesso devono essere sottoposte a un trattamento umiliante per poter esercitare il diritto umano fondamentale di visitare i loro genitori, figli o parenti detenuti.
 

Caracas, 21 gennaio 2016

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