martedì 30 settembre 2014

Donne che non capiscono le donne

Da fine luglio 2014 il dibattito pubblico americano, e poi di tutto il mondo, è stato infiammato da quello che più che un hashtag, è apparso subito come una vera e propria arma politica: #WomenAgainstFeminism.

Molte donne – soprattutto teenager americane – hanno iniziato a pubblicare degli autoscatti con dei cartelli che spiegano perché hanno deciso di rinnegare il femminismo.

Il successo di questa iniziativa collettiva ha destato scalpore, problematizzando la questione già ampiamente dibattuta sul senso che il femminismo debba assumere in una contemporaneità in cui molte delle rivendicazioni storiche del movimento sembrano essere raggiunte.


Le difficoltà nella costituzione di una comunità di donne che sono state aggravate dall’avvento delle nuove tecnologie della comunicazione erano, in realtà, già state individuate da Simone De Beauvoir che, nel suo Il secondo sesso (1949), spiegava che i movimenti delle donne non sono paragonabili ad altri noti gruppi di resistenza come i “negri” d’America, gli ebrei dei ghetti o gli operai delle fabbriche.

«Le donne vivono disperse in mezzo agli uomini, legate ad alcuni uomini – padre o marito – più strettamente che alle altre donne. […] Il legame che unisce [la donna] ai suoi oppressori non si può paragonare ad alcun altro».

Tra i vincoli creati dalla casa, dal lavoro e dalle condizioni sociali c’è, infatti, l’entità della “coppia” come struttura basilare della famiglia, «unità fondamentale le cui metà sono connesse indissolubilmente l’una all’Altra».

Oltre a questo c’è, però, dell’altro. Lo esplicita Monica Lanfranco nel suo articolo Femminista a chi? (2012):
«C’è, ed è storia, un forte elemento di ingratitudine e di ignoranza delle giovani donne verso quelle femministe che hanno preso parola, prima di loro, per se stesse, ma anche per chi sarebbe venuta dopo di loro. La cultura nella quale la maggior parte di loro è cresciuta ha raccontato il femminismo in modo distorto, caricaturale, o semplicemente l’ha rimosso».

Le Women Against Feminism possono essere legittimamente tacciate d’ignoranza visto che disprezzano quello che le loro nonne hanno comodamente consegnato loro dopo molte lotte o la colpa è del contesto culturale che non ha saputo trasmettere i veri valori del femminismo alle nuove generazioni?


È innegabile che, oltre ad avere delle evidenti difficoltà strutturali nel formarsi, come già aveva osservato De Beauvoir, il movimento femminista sia stato, nel corso della storia, oggetto di interpretazioni scorrette e devianti, mal percepito e quindi non capito.
Ancora oggi prevale una visione offuscata del fenomeno, che dà adito a stereotipi come quello delle lesbo-femministe avverse agli uomini o a convizioni false come quella per cui i femministi rivendicherebbero la superiorità del genere femminile.

La conseguenza più allarmante è che questo atteggiamento diventa virale, e prese di posizione contrastanti e strampalante, come quelle delle Women Against Feminism, rischiano di ottenere molta risonanza mediatica.

Quale può essere la contromossa, se ce n’è una? Fare informazione. Parlare di che cosa è stato e cosa rappresenta il movimento delle donne. Invitare ad aprire un vocabolario e cercare la definizione di “femminismo”, o in alternativa leggere questo articolo.
Bisogna far conoscere il femminismo nelle scuole, dove si è sempre prodighi a insegnare gli incipit dei poemi, i re di Roma e le leggende dell’antichità, mentre che i femministi non sono animali mitologici, quello no, non lo spiega mai nessuno.

Fonte: Zero-e-Uno

Nessun commento:

Posta un commento