I pantaloni sono in grado di localizzare la vittima e inviare un segnale alla stazione di polizia più vicina
In India la violenza sessuale rappresenta una vera e propria piaga
sociale. Quasi ogni giorno si sente parlare di donne stuprate e, nei
peggiori casi anche uccise. Così a due ragazze è venuto in mente di
creare dei jeans antistupro.
“Avevamo in mente questo progetto da molto tempo”, dichiara Diksha Pathak. “Mio padre - continua la giovane - si preoccupa spesso ogni volta che io torno a casa tardi”.
I pantaloni funzionano in modo che venga inviato alla stazione di polizia più vicina il segnale. Difatti rispetto a normali jeans, questi hanno incorporato un Gps e un Gsm, così da localizzare il luogo della vittima.
Per la messa in funzione occorre una batteria sostituibile dopo tre
mesi. Inoltre è possibile risalire alla proprietaria tramite un sistema
di software interno. I jeans sono di colore rosso e costano 25 paise.
Secondo il governo indiano c’è uno stupro ogni 22 minuti.
Un numero impressionante che ha suscitato una dura reazione da parte
dell’Onu. Per la commissione infanzia delle Nazioni Unite, le autorità
indiane non fanno abbastanza per combattere il fenomeno. Il primo stupro
risale al dicembre 2012, quando una ragazza di Nuova Delhi venne
rapinata, violentata e uccisa da quattro uomini. Il tutto su un autobus
in movimento. Gli imputati sono stati condannati alla pena di morte.
Stesso esito per tre giovani che avevano violentato - ma non ucciso - una
giornalista a Mumbai.
Non è la prima volta che vengono sperimentati strumenti contro le violenze.
Già lo scorso anno tre studenti avevano inventato una biancheria intima
anti-stupro, con un dispositivo di corrente elettrica in grado di
stordire l’aggressore. Oggi viene presentata questa nuova idea per
prevenire e cercare di eliminare sempre più gli stupri.
“Questi
terribili stupri di gruppo che noi abbiamo così tanto sentito di
recente, hanno scioccato me e la mia collega nel profondo”, continua Pathak. “Speriamo - conclude – che nessun’altra donna debba mai soffrire così, portando i nostri vestiti.”
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