Gli islamisti rinunciano alla lotta perché temono di non andare in
Paradiso se uccisi da una donna. In Siria 130 mila profughi curdi in
fuga verso la Turchia.
Le prime guerriere curde risalgono addirittura ai tempi di Saladino
23/09/2014 - Maurizio Molinari corrispondente da Gerusalemme
Tagliateste sanguinari, capaci di eccidi di massa e di
trasformare bambini in kamikaze ma intimoriti dalla sola vista di una
donna in divisa: a svelare un possibile tallone d’Achille dei miliziani
jihadisti dello Stato Islamico (Isis) sono i servizi d’intelligence
americano e britannico che hanno rilevato una ricorrente anomalia nei
movimenti delle unità fedeli al Califfo Al-Baghadadi.
Ad alzare il velo sui contenuti dei rapporti militari è Ed
Royce, presidente californiano della commissione Affari Internazionali
della Camera dei Rappresentanti di Washington, facendo sapere che «i
soldati di Isis sembrano credere che se vengono uccisi in battaglia da
un uomo vanno in Paradiso accolti da 72 vergini mentre se a ucciderli è
una donna la sorte è differente perché non trovano le vergini». È stata
l’osservazione dei movimenti delle unità di Isis nel Nord della Siria e
soprattutto dell’Iraq a portare a tale deduzione perché in più occasioni
quando i jihadisti si sono trovati di fronte unità femminili di
peshmerga curde hanno preferito evitare rischi.
Le prime a notare tale anomalia nel comportamento di un nemico
altrimenti spietato e apparentemente indomabile sono state proprio le
donne-peshmerga, comunicando ai comandi di Erbil e Suleymania la
«propria soddisfazione per essere riuscite a fermare l’avanzata di Isis»
quasi senza colpo ferire. In alcuni casi, le combattenti curde hanno
testimoniato di aver visto con i loro occhi «i combattenti di Isis
voltare le spalle e andare via». Alla base di tali comportamenti vi
sarebbero dei sermoni di imam salafiti fedeli ad Isis che avrebbero
detto ai jihadisti di «non essere sicuri» sulla destinazione «in un
Paradiso con 72 vergini» per «chi viene ucciso in combattimento dalle
mani di una donna».
Per Usa, Gran Bretagna e Francia, impegnate ad accelerare l’invio di
armamenti pesanti ai curdi iracheni, si tratta di una notizia che può
avere conseguenze tattiche, ovvero portare ad addestrare e dunque
schierare un maggior numero di donne-peshmerga. Al momento i jihadisti
del Califfo infatti premono sulle aree controllate dai curdi tanto in
Iraq quanto in Siria, dove l’offensiva attorno alla città di Kobani ha
portato nelle ultime 72 ore oltre 130 mila civili a cercare rifugio
oltre il confine turco.
Il reggimento femminile dei peshmerga è uno dei punti di forza della
difesa del Kurdistan iracheno dal 1996, quando venne creato con appena
11 reclute dall’Unione patriottica del Kurdistan di Jalal Talabani per
sottolineare la volontà di integrare le donne nel nascituro Stato. Ora
il reggimento conta quattro battaglioni, con un comandante per brigata e
un corpo ufficiali fino al grado di colonnello. Lamiah Mohammed Qadir è
uno dei comandanti più popolari, tiene le sue donne-soldato schierate
nella provincia di Dyala e spiega così le mansioni svolte: «Siamo in
prima linea a Daquq, Jalawla e Khanaqin, partecipiamo alle battaglie e
contribuiamo anche a trasportare equipaggiamenti ai reggimenti di
uomini».
Finora le donne-pershmerga non hanno subito vittime e Chelan
Shakhwan, una delle veterane, descrive così la formazione all’arte del
combattimento: «È un addestramento duro, con esercizi su armi,
resistenza fisica e preparazione intellettuale». Il soldato Shaimaa
Khalil spiega alla Bbc che «la nostra motivazione contro Isis è forte,
vogliamo combattere per difendere il Kurdistan e anche difendere noi
stesse perché da quanto visto a Mosul i jihadisti attaccano proprio noi
donne». Non poche delle donne-pershmerga sono tiratori scelti ed hanno
alle spalle la guerra del 2003 contro le truppe di Saddam. «Molte di noi
hanno figli e mariti - aggiunge Shakhwan - ma sono felice di fare il
mio dovere proteggendo il Kurdistan». D’altra parte le prime donne curde
combattenti di cui si ha notizia risalgono al XII secolo quando fu il
Saladino a volerle al suo fianco, apprezzandone dedizione e
addestramento.
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