Parigi, dopo 200 anni anche le donne possono mettere i pantaloni
Chi
di voi è stato a Parigi avrà visto più volte file di donne aggirarsi
sui boulevard in giacca e pantaloni. Le madame in questione fino a ieri
risultavano fuori legge. Sembra incredibile, eppure era in vigore una
ordinanza del 17 novembre 1800 che vietava alle ragazze di indossare
abiti considerati maschili.
Tacchi
o ballerine che siano. Chi di voi è stato a Parigi avrà visto più volte
file di donne aggirarsi sui boulevard in giacca e pantaloni. Ebbene, le
madame in questione fino a ieri risultavano fuori legge. Anche
se molto probabilmente nessuna di loro lo sapeva.
Sembra incredibile,
eppure in Francia fino a 48 ore fa era in vigore una legge del 17
novembre 1800 che vietava alle ragazze di indossare abiti considerati
maschili.
Come i pantaloni, appunto.
A stracciare l'antica legge ci ha
pensato la giovane ministra per i Diritti delle donne (si chiama proprio
così) e portavoce del governo francese, Najat Vallaud-Belkacem.
Trentacinque anni, Vallaud-Belkacen è il ministro
più giovane dell'esecutivo guidato da Francois Hollande. La si vede
spesso, anzi quasi sempre, in giacca e pantaloni. Forse per questo,
proprio lei, rispondendo a un'interrogazione parlamentare sulla Gazzetta
ufficiale del Senato, ha scritto nero su bianco che l'antica regola
risalente al 16 brumaio dell'anno IX è da ritenersi non più in vigore,
perché «caduta in desuetudine» e «incompatibile con il principio della
parità tra i due sessi».
Firmata dal prefetto, l'«ordinanza concernente il travestimento delle donne» D/B 58 obbligava le madame
ad «abbandonare gli abiti del proprio sesso solo per motivi di salute.
Tutte le donne che, dopo la pubblicazione della presente ordinanza, si
travestiranno da uomo senza aver sbrigato le formalità prescritte
lasceranno intendere di avere la colpevole intenzione di abusare del
loro travestimento». La pena prevista era il carcere immediato.
La norma era in aperto contrasto con i rivoluzionari sanculotti, che rivendicavano il diritto di portare i pantaloni fino alle caviglie per distinguersi dai nobili in culottes,
i mutandoni che si fermavano sotto al ginocchio. Una donna con i
pantaloni era dunque sinonimo di sovversione. Durante tutto il
Diciannovesimo secolo, più volte le parigine hanno cercato, ma senza
successo, di ottenere l'abrogazione della ordinanza. Al massimo, si
poteva ottenere una deroga per motivi di lavoro. Alle giornaliste, ad
esempio, era consentito l'uso dei pantaloni. Solo dopo la Belle Epoque e
l'arrivo delle nuove mode, la D/B 58 è caduta in disuso, senza essere
comunque abrogata.
La norma era stata modificata in senso più permissivo in due occasioni,
nel 1892 e nel 1909, quando fu consentito alle donne di portare i
pantaloni senza preventiva autorizzazione nel caso in cui «impugnassero
il manubrio di una bicicletta» e «le redini di un cavallo». L'episodio
più emblematico nel 1972, quando la giovane deputata Michèle
Alliot-Marie venne bloccata all'ingresso del Parlamento perché indossava
un paio di pantaloni.
L'obiettivo della proibizione, ha dichiarato la
giovane ministra di origini marocchine, consisteva «nel circoscrivere
l'accesso delle donne a determinati incarichi o occupazioni».
È questa l'ultima battaglia della giovane ministra. Sua è la proposta di legge antiprostituzione, che punta alla penalizzazione dei clienti. Suo è un nuovo progetto di legge contro le molestie sessuali.
Come si legge su Le Parisien, per la piena uguaglianza c'è ancora molta strada da percorrere. L'articolo L. 120-2 del codice del lavoro permette, ad esempio, al datore di lavoro di imporre la gonna alle proprie dipendenti, purché ne giustifichi «chiaramente» le motivazioni.
È questa l'ultima battaglia della giovane ministra. Sua è la proposta di legge antiprostituzione, che punta alla penalizzazione dei clienti. Suo è un nuovo progetto di legge contro le molestie sessuali.
Come si legge su Le Parisien, per la piena uguaglianza c'è ancora molta strada da percorrere. L'articolo L. 120-2 del codice del lavoro permette, ad esempio, al datore di lavoro di imporre la gonna alle proprie dipendenti, purché ne giustifichi «chiaramente» le motivazioni.
L'abbigliamento femminile resta un tema molto
dibattuto nella politica francese. Nel maggio scorso aveva fatto
discutere la 37enne ecologista Cécile Duflot, ministra dell'Edilizia,
che si era presentata in jeans alla prima seduta del Consiglio dei
ministri. Questa ipotesi nella norma del 1800 non era stata neanche
presa in considerazione.
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