lunedì 20 gennaio 2014

Terrore e morte al Circeo

La Vittima del Circeo

Giunge oggi la notizia che il 30 Dicembre del 2005 moriva in ospedale per un tumore Donatella Colasanti, la Vittima del terribile delitto del Circeo, questo articolo vuole essere un omaggio a una vittima coraggiosa, che ha sempre combattuto, restando però sconfitta, perchè giustizia fosse fatta. La sua è una voce, inascoltata, che si è aggiunta a milioni di altre, ora ha ormai raggiunto la sua compagna di quella notte sventurata, la giovanissima Rosaria Lopez.

ringrazio Sabina Marchesi  per questo articolo pubblicato su SuperEva in memoria di una donna coraggiosa quale Donatella è stata, non sono perché sopravvissuta a quelle 36 ore di terrore ma anche per quanto ha dovuto sopportare durante il processo, in un periodo in cui le colpe cercavano ancora di farle ricadere sulle vittime. Per me è d'obbligo postarlo qui, sia per "non dimenticare" (come se fosse possibile!), sia perché ha cambiato la mia vita (oltre che la loro, quella di Rosaria e Donatella e delle loro famiglie), sia perché ha cambiato la vita di tantissime altre donne che hanno vissuto questa terribile vicenda. E' stato un grande shock, questo è certo, e la cosa che non ho mai mandato giù è stato anche il comportamento della madre di uno degli assassini: lei pur di "coprire" quel crimine ripulì la scena del crimine! (Un particolare raccontato in sordina. Appena trovo una pubblicazione dell'epoca di questo fatto lo aggiungerò in calce, dove ho già postato vari link di approfondimento che contengono anche le immagini dell'accaduto. Io non ho voluto postare alcuna immagine, perché mi basta e avanza il ricordo permanente che non si è mai sbiadito nel tempo.)


Siamo nel 1975, la pubblica opinione è scossa da un fatto di cronaca terribile, assolutamente senza precedenti, le famiglie strette a tavola davanti alla televisione inorridiscono, le abitudini di migliaia di ragazze adolescenti cambieranno drasticamente a seguito di quello che accade quella lontana notte del primo ottobre 1975.

Durante la normale ronda notturna un vigile urbano ode dei lamenti sommessi provenire dal cofano di una macchina ben chiusa e correttamente parcheggiata, presentendo subito qualcosa di grave, diffonde immediatamente un preallarme e poi si accinge a forzare il bagagliaio.

Lo spettacolo che si presenta ai suoi occhi e che, tramite le pagine dei quotidiani, entrerà l’indomani nelle case di tutti gli italiani, è qualcosa di terribilmente sconvolgente, senza precedenti assoluti nel nostro paese anni settanta, ancora relativamente tranquillo e ignaro di quelle forme di violenza così gravi ed estreme tanto tipiche invece oltreoceano, e che da noi ancora attenevano solo all’immaginario collettivo di qualche film stile Arancia Meccanica. Roba da cinematografo, appunto, e non realtà.

Nello spazio angusto del bagaglio della 127 sono stipati due corpi, seviziati ed angariati, battuti e massacrati, di due ragazze appena diciassettenni, completamente nude e abbandonate come morte, Rosaria Lopez e Donatella Colasanti.

Il volto di Donatella Colasanti, che apparve fotografato il giorno dopo sulle prime pagine di tutti i giornali, è la maschera di orrore di chi ha attraversato l’inferno ed è tornato solo grazie alla forza della pura disperazione, Rosaria Lopez è morta, Donatella è sopravvissuta fingendosi morta, e solo questo l’ha salvata.

Prestate le prime cure, soccorsa Donatella, accertata la morte di Rosaria, rilevate le prime prove e tracce dalla macchina, è adesso l’ora del racconto della sopravvissuta, che non ancora ripresasi dallo shock, dopo aver vissuto ulteriori ore di angoscia sepolta viva nel bagagliaio della macchina, accanto al cadavere della sua amica Rosaria, narra a scatti e tra i singhiozzi una storia terribile, senza precedenti, che segnerà per sempre le nostre coscienze, e porterà mutamenti radicati nelle nostre abitudini e nella nostra vita.

E’ una storia all’Arancia Meccanica, appunto, qualcosa di sconvolgente, di terribile, di mostruoso, di assolutamente inaudito, inconcepibile e insospettabile, fino a che non è successo davvero, a casa nostra. E da allora è diventato storia, storia di ragazze che non escono più la sera, se non accompagnate, storia di telefoni sotto controllo, storia di amicizie monitorate, filtrate e rigorosamente selezionate dalle famiglie. Ma per Donatella e Rosaria, entrambe vittime allo stesso modo, la vita è finita quel giorno, e non c’è stato più tempo per fare altro. Per loro era ormai tardi.

Rosaria e Donatella incontrano, nei pressi della Stazione Termini, Carlo, un ragazzo all’apparenza tranquillo, distinto, di buona famiglia, educato, colto, tranquillo, si scambiano i rispettivi numeri di telefono, si sentono, concordano un appuntamento poi saltato, e poi un altro per il giorno dopo.

Combinano di incontrarsi alle 16.00 di un Lunedì, un orario tranquillo, ma all’appuntamento si presentano altri due ragazzi, Angelo e Gianni affermano di chiamarsi, Carlo è impegnato a organizzare una festa nella sua villa di Lavinio, perché non raggiungerlo là?

Forse Rosaria e Donatella si sarebbero dovute insospettire, tirare indietro, lasciar perdere, ma hanno diciassette anni appena, e la prospettiva di una festa è forse qualcosa a cui non sanno rinunciare, non pensano al pericolo, e del resto non era mai successo niente di simile, prima di allora.

Presto diventa chiaro che la corsa in macchina non porta verso Lavinio, ma verso il Circeo, le ragazze domandano spiegazioni, ma il comportamento di Angelo e Gianni è ancora irreprensibile, hanno tanto l’aria dei bravi ragazzi, la festa, dicono, non si fa più, ma Carlo li raggiungerà presto, Gianni si ferma perfino a telefonare a un bar, le ragazze potrebbero scendere, chiedere aiuto, fuggire, mettersi in salvo, ma in salvo da cosa? Sono ingenue, forse spericolate, ma ancora non sospettano niente. 

Alla villa il tempo passa, il senso di disagio comincia a crescere, ora sì che le due ragazze diventano inquiete, si fa tardi, chiedono di essere riaccompagnate, la situazione precipita, viene loro richiesto un rapporto sessuale a pagamento, per un milione di Lire, esse rifiutano, nelle mani dei ragazzi compare una pistola, quanto richiesto viene preteso con la forza, si parla di una banda di marsigliesi, di un capo che dovrebbe apparire da un momento all’altro, sotto la minaccia delle armi vengono rinchiuse in bagno ad aspettare l’arrivo di questo fantomatico Jacques, il Marsigliese.

Quando questi arriva però si scoprirà che è un ragazzo italiano, senza alcuna cadenza francese, che le guarda come se sapesse tutto, ma non dice niente, ora sono in tre e sulle vittime ormai segregate senza alcuna speranza di fuga o di salvezza si abbatte l’inferno di una notte interna di sevizie e di orribili violenze.

Il racconto di Donatella in ospedale è comprensibilmente confuso, colmo di lacune, sulla sorte di Rosaria si apprende ben poco, perché a un certo punto le due ragazze vengono separate, saranno le prove autoptiche e i pochi frammenti di realtà rammentati dalla superstite a comporre la storia terribile della sua fine.

Sevizie, violenze, iniezioni di sonniferi e di narcotici, pestaggi, poi la separazione, Donatella ode Rosaria gridare, urlare, piangere, lamentarsi piano, poi il silenzio.

Ora è la volta di Donatella, viene percossa, picchiata, denudata, legata e trascinata per i polsi, colpita violentemente a colpi di spranga, le vengono fatte indossare delle briglie ed è obbligata a correre, mentre la  tirano, colpendo e strattonando, sviene più volte, e ogni volta che rinviene le sevizie e le percosse si fanno più brutali, bestiali e ossessivamente violente.

Pugni, calci, colpi di spranga e ferite inferte al capo con il calcio della pistola, Donatella è sanguinante, semincosciente, ma viva, quando rinviene per l’ultima volta, comprende che la sua unica possibilità di salvezza è quella di fingersi morta, traendo così in inganno i suoi aguzzini.

In ospedale Donatella confida di essere però riuscita nonostante le sevizie subite ad evitare la violenza sessuale, e la visita medica lo conferma, nonostante le orribili ferite infertegli, nonostante i colpi ricevuti, almeno quell’infamia le è stata risparmiata, non è stato così per Rosaria, che all’autopsia risulta essere stata violentata più volte, percossa e infine uccisa per annegamento, nella vasca da bagno, colpita più volte mentre veniva immersa,  e di nuovo violentata in punto di morte.

L’opinione pubblica è compatta, le forze dell’ordine si muovono come un sol uomo, nessuna pista viene tralasciata, nel volgere di poco tempo si giunge all’identificazione dei tre, Gianni Guido, proprietario della 127 viene arrestato mentre si aggira attorno all’auto, praticamente sul luogo del delitto, e descritto come un esaltato ben noto negli ambienti neofascisti della capitale,  Angelo Izzo, in libertà provvisoria era già stato condannato per violenza carnale, sembra subito delinearsi come il vero istigatore, Andrea Ghira scompare nel vuoto e rimane a tutt’oggi latitante nonostante le forze di polizia di tutto il mondo abbiamo ancora il suo nome in cima a tutte le liste.

Per una volta tanto con un processo lampo Guido ed Izzo vengono condannati all’ergastolo già nel 1976, nel 1977 tentano la fuga prendendo in ostaggio un agente di custodia, nel 1980 Guido vede la sua pena ridotta a trent’anni per via di un accordo che la sua facoltosa famiglia ha concluso con la famiglia delle vittime, pattuendo un risarcimento in denaro per un crimine senza nome e colmo di infamia.

Nel 1981 Gianni Guido è ormai un detenuto modello, gode di una relativa autonomia in carcere, tanto che organizza una evasione e ripara a Buenos Aires, dove viene rintracciato successivamente nel 1985, dopo che si era già rifatto una vita. Ricoverato in ospedale perché ferito durante l’arresto, in attesa dell’estradizione fugge di nuovo e si rifugia a Panama, per essere poi arrestato di nuovo nove anni dopo.

Angelo Izzo in carcere invece diventa un famoso mafioso, pentito politico, ed accanito esagitatore, evade anche lui nel 1994, per essere poi arrestato in Francia subito dopo la fuga.

Di Andrea Ghira non si è mai saputo nulla, nemmeno lontanamente localizzato è sempre riuscito ad evitare la cattura, e tutto lascia presagire che continuerà a vivere la sua vita da uomo libero, pur se braccato dalle forze di polizia internazionali, mentre inutili fiori vengono deposti sulla tomba di Rosaria, e si piange ancora per la vita di Donatella scampata all’inferno ma orribilmente segnata per tutta la sua esistenza.

Sabina Marchesi

approfondimenti
http://www.aracneeditrice.it/pdf/9788854834163.pdf
http://www.poliziaedemocrazia.it/live/index.php?domain=rubriche&action=articolo&idArticolo=1796
http://it.wikipedia.org/wiki/Massacro_del_Circeo
http://www.circei.it/massacro-del-circeo.html
http://ilforumdellemuse.forumfree.it/?t=50057805
Dopo il massacro al Circeo Izzo uccide ancora

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