sabato 29 giugno 2013

ONU: 'In Italia il femminicidio è crimine di Stato'


 Il severo rapporto sulle complicità e omissioni dello Stato nella violenza sulle donne 

di Flavia Amabile

Vengono presentato oggi all'Onu di Ginevra i dati sugli omicidi e sulla violenza sulle donne in Italia. Per quel che riguarda gli omicidi si tratta del primo Rapporto tematico sul femminicidio ed è il frutto del lavoro realizzato per dieci giorni in Italia da Rashida Manjoo, inviata dell'Onu.

Il suo discorso non fa sconti sulla situazione nel nostro Paese. 'Il femmicidio è l’estrema conseguenza delle forme di violenza esistenti contro le donne. Queste morti non sono isolati incidenti che arrivano in maniera inaspettata e immediata, ma sono l’ultimo efferato atto di violenza che pone fine ad una serie di violenze continuative nel tempo.” Violenza, insomma, come forma di comportamento abituale e quella in casa è la forma più ampia che affligge le donne nel Paese e riflette un crescente numero di vittime di femmicidio da parte di partner, mariti, ex fidanzati.

Avverte Manjoo: “Purtroppo, la maggioranza delle manifestazioni di violenza non sono denunciate perché vivono in una contesto culturale maschilista dove la violenza in casa non è sempre percepita come un crimine; dove le vittime sono economicamente dipendenti dai responsabili della violenza; e persiste la percezione che le risposte fornite dallo Stato non sono appropriate e di protezione”.

Il suo rapporto infatti sottolinea 'la responsabilità dello Stato nella risposta data al contrasto della violenza' e, 'analizza l’impunità e l’aspetto della violenza istituzionale in merito agli omicidi di donne (femmicidio) causati da azioni o omissioni dello Stato'.

Conclude l'inviata dell'Onu: “Femmicidio e femminicidio sono crimini di Stato tollerati dalle pubbliche istituzioni per incapacità di prevenire, proteggere e tutelare la vita delle donne, che vivono diverse forme di discriminazioni e di violenza durante la loro vita. In Italia sono stati fatti sforzi da parte del Governo, attraverso l’adozione di leggi e politiche, incluso il Piano di Azione Nazionale contro la violenza, questi risultati non hanno però portato ad una diminuzione di femmicidi o sono stati tradotti in un miglioramento della condizione di vita delle donne e delle bambine.”

Dall'inizio dell'anno ad oggi sono 63 le donne vittime di femmicidio in Italia, rivela Simona Lanzoni, direttrice dei progetti Pangea e componente della piattaforma Cedaw : 'La mancanza di dati certi e aggiornati non permette a chi governa di rendersi conto della gravità della situazione e dei loro costi sociali. Basti pensare che l’unica raccolta di dati ISTAT risale al 2006 e che la società civile conta solo nel 2012 in 6 mesi già 63 omicidi di donne uccise da uomini violenti.'

Per Barbara Spinelli, avvocata di Giuristi Democratici, parte della piattaforma Cedaw e unica esperta italiana ed europea ad essere stata invitata alle consultazioni per la stesura del rapporto sul femminicidio: 'Quello di oggi è un evento epocale che costringe i governi di tutto il mondo a confrontarsi con la propria responsabilità per quello che Amartya Sena ha definito 'il genocidio nascosto'. 

letto su lastampa.it

Nessun commento:

Posta un commento