domenica 30 giugno 2013

Violenza domestica: retaggio culturale?

Divorzio all’italiana è un film di Pietro Germi  del 1961 che racconta la storia di Fefè (Marcello Mastroianni) che, innamorato di una giovanissima Stefania Sandrelli, induce la moglie a tradirlo per poi ucciderla.
Già allora il regista si scagliava contro una norma assurda del nostro diritto penale che attenuava la pena di delitti compiuti per vendicare l’onore tradito.

I delitti d'onore sono stati tanti nella storia italiana e spesso (se non sempre!) restavano impuniti poiché erano "legalizzati" dall'articolo 587 del codice penale che riconosceva l'attenuante delll'offesa all'onore. Cosicché era "normale" nella nostra società pensare che ingiurie e vendette fossero comportamenti "giustificati" da usare nei confronti delle donne (donne in generale, che fossero mogli, fidanzate, amanti, sconosciute...), e che sospetti e tradimenti fossero da considerarsi onte da lavare col sangue.


Non sono sicura che le ragazze nel 2011 sappiano dei tempi in cui il delitto d'onore era legalizzato. E probabilmente non sanno neanche di cosa si sta parlando quando sentono pronunciare quelle due parole, ma sanno che gli omicidi a scapito delle donne ci sono sempre stati e stanno continuando ad essere perpetrati.
Per rendere l'idea alle ragazze di oggi di cosa fosse il delitto d'onore, si possono solo portare alcuni esempi:

Lo scultore Filippo Ciffariello aveva sposato la bellissima diciottenne Maria de Brown e quando la sorprese con l´amante alla pensione «Mascotte» di Posillipo, sparò un solo colpo. Ebbe clemenza dalla corte  e fu assolto per avere vendicato lo sfregio. Era il 1905.

Luigi Millefiorini uccise la moglie Giovanna a Roma, in via Appia. La donna aveva una relazione con un certo Leone. In primo grado Leone giurò di non avere mai sfiorato con un dito Giovanna e Luigi fu condannato a 3 anni e 6 mesi di reclusione.

Ma quando in appello l´uomo confessò di essere l´amante di Giovanna, la condanna per Luigi scese a 7 mesi. Fu scarcerato con il solito battimani. Era il 1954.

Il maresciallo di polizia Alfonso La Gala colpì la moglie Anna con un tubo di ferro nella loro casa di Aversa. Lei aveva confessato di amare un altro. La condanna fu di 2 anni di reclusione e la non menzione sul certificato penale. Era il 1978.

Fu solo dopo il referendum sul divorzio prima e quello sull’aborto poi, che le disposizioni sul delitto d’onore furono infine abrogate con la legge n. 442 del 5 agosto del 1981. Ma fino a pochi mesi prima la legge è stata osservata al punto che l’ultimo delitto d’onore discusso in tribunale risale al marzo dello stesso anno. L'articolo del codice era il numero 587 ereditato direttamente dal Codice Rocco che recitava:
«Chiunque cagiona la morte del coniuge, della figlia o della sorella, nell´atto in cui ne scopre la illegittima relazione carnale e nello stato d´ira determinato dall´offesa recata all´onor suo o della famiglia, è punito con la reclusione da 3 a 7 anni». 
E non a caso, gemella e speculare al ‘delitto d’onore’ era la norma sul ‘matrimonio riparatore’ che prevedeva che il reato di violenza carnale venisse estinto se lo stupratore acconsentiva a sposare regolarmente la vittima, salvando così l’onore della famiglia.

Qualcuno cercò di abolirlo già nel 1968. Il primo fu il ministro della Giustizia Oronzo Reale, poi Giuliano Vassalli. Ma le loro proposte si arenarono in Parlamento, tutto sommato sull’abolizione dell’articolo non era poi così scontato trovare consensi unanimi.


Tuttavia, alla fine su "carta" è stato abolito, ma di fatto, il delitto d’onore esiste ancora e non solo in Italia ma anche in molte altre parti del mondo. In Iraq (ad esempio, un paese fra tanti) c’è ancora chi viene uccisa con l'assurda "giustificazione" che l'omicidio serve a difendere l’onore della famiglia. Anche quando si tratta solo di una simpatia reciproca tra una ragazzina di 17 anni e un militare 22enne.

A dare notizia dell’ultimo “delitto d’onore” avvenuto In Iraq è il Guardian che ha raccontato la storia di Rand Abdel-Qader, un’adolescente brutalmente picchiata, soffocata e pugnalata dal padre per aver commesso un reato agli occhi della famiglia molto grave: innamorarsi in modo innocente di un giovane soldato inglese, per di più cristiano.
I due ragazzi si erano incontrati mentre il soldato stava contribuendo a fornire aiuti alle famiglie sfollate e lei stava lavorando come volontaria. I loro incontri sono stati sempre in pubblico e un’amica della ragazza, l’unica con cui si era confidata, conferma che il rapporto era solo platonico. Tra i due c’era solo un’intesa particolare, nient’altro…
Anche i fratelli hanno contribuito all’omicidio aiutando il padre a compiere la sua aggressione. Per le autorità irakene, però, gli uomini che hanno brutalmente ucciso quella ragazzina e che le hanno sfigurato il volto e il corpo tagliuzzandoli con un pugnale non sono perseguibili perché hanno agito correttamente per salvaguardare l’onore della famiglia e di tutta la comunità. Rand, considerata impura, ha avuto una semplice sepoltura, senza neanche un funerale.

Le domande che mi pongo sono due:

Gli omicidi commessi ai tempi d'oggi  (che nonostante tutto vengono puniti al massimo con qualche anno di reclusione o, in alcuni casi, non vengono puniti affatto), sono da attribuire a quanto resta di quel retaggio culturale? (e qui parlo di un retaggio che comprende tutte le società in cui viene ancora giustificato il delitto d'onore / il delitto passionale).

Oppure sono da attribuire al fatto che per il "sesso forte" (chi ancora si considera tale e non semplicemebre un uomo che vuole camminare a fianco di una donna) la forza fisica sia "semplicemente" l'unica arma (cavernicola, direi!) che sa usare per stabilire il predominio nella relazione di coppia?

Non posso darmi che una risposta:

si tratta di un retaggio culturale che non vuol morire, perché è come se consentisse di perpetuare quel senso di "dominio maschile" che non trova soddisfazione altrimenti (eppure... basterebbe anche solo il desiderio di crescere assieme alla società che si muove verso il futuro per non continuare ad essere - e sentirsi - il freno di questa evoluzione, che volente o nolente ormai sta toccando tutti i paesi del mondo!)

Dunque, a parer mio, l’ignoranza e il fondamentalismo ideologico/culturale sono le cause principali che alimentano a tutt'oggi questo genere di violenze domestiche e omicidi nei confronti delle donne.

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